Il risiko Confindustria Dopo l’addio di Zoppas strategie e veleni per tre poltrone pesanti

IL RETROSCENA
Se non fosse una cosa serissima si potrebbe chiamare FantaConfindustria. Identificando con questo termine il gioco (non molto edificante) sotto l’Aquilotto veneto. La questione della rappresentanza imprenditoriale è, invece, faccenda assai seria. Vista la crisi che i corpi intermedi, come si dice con civile eloquio, stanno vivendo. E qui sta il punto. Con il passo indietro di Matteo Zoppas dalla presidenza della Confindustria regionale è partito anzitempo un totopoltrone importante. Lo si può chiamare ingorgo istituzionale, ma nella realtà somiglia di più ad un sudoku. Bisogna incastrare nomi e caselle. Che sono tre in tutto. La poltrona di Zoppas, quella della presidenza (la prima vera dopo il ticket Finco-Piovesana) di Confindustria VenetoCentro (nel 2020) e infine la tanto agognata vicepresidenza confederale per il successore dell’uscente Vincenzo Boccia (ancora 2020).
Andiamo con ordine. La settimana scorsa, a sorpresa, Zoppas decide di interrompere anticipatamente il suo mandato che scadeva naturalmente a febbraio 2021, dicendo addio all’associazione che lo ha visto impegnato per dieci anni. Non era mai successo. E la successione va costruita.
Sono stati proprio i presidenti che compongono il consiglio ad aver chiesto la disponibilità di Zoppas ad accompagnare il percorso. Per parte sua il presidente ha invece richiesto di convocare quanto prima un consiglio per chiarire tutti gli aspetti tecnici e statutari legati alle procedure di successione. Dopo l’incontro, dei diversi scenari disegnati dalle regole dello statuto, nessuno prevede il voto di Zoppas per il prossimo presidente di Confindustria Veneto. Il suo interim ha dunque solo una funzione di accompagnamento ad una transizione particolare, che mai prima si era verificata. E per trovare tra i presidenti, quindi nel consiglio, una condivisione molto forte sul nome del successore. La strada alternativa sarebbe stata che a prendere in mano la faccenda fosse il più anziano dei membri del consiglio di presidenza, e quindi, fatti due conti, sarebbe toccato a Luciano Vescovi (ammesso e non concesso che avrebbe mai accettato). Da lì si si sarebbe avviata, con il consiglio di presidenza, la procedura per la nuova elezione.
Il nuovo presidente andrà a fine mandato o durerà 4 anni? Anche qui interpretando alla lettera si legge (art. 5 dello Statuto): «il Presidente così eletto dura in carica fino alla scadenza naturale del Presidente che ha sostituito e potrà essere candidato a nuova elezione qualora abbia ricoperto l’incarico per meno di due anni».
Ora nel chiudere questa prima casella, quella della presidenza regionale, si deve tener conto di un altro gioco di incastri molto più importante. La presidenza di Confindustria VenetoCentro, se ci fosse un padovano al vertice del regionale, dovrebbe andare ad un trevigiano la territoriale. Ecco perché aver fatto circolare il nome di Enrico Carraro come sostituto di Zoppas sembra più un gioco ad eliminare il candidato che a proporlo. Perché Carraro potrebbe ambire al vertice della ben più importante nuova territoriale veneta, che ad un regionale con meno poteri di una volta. E via così fino a salire a Viale dell’Astronomia. Il dopo Boccia non è ancora entrato nel vivo, ma la strategia dei veneti, questa volta sarà quella di aspettare fino a che i giochi non saranno fatti. Con la speranza di prendersi una vicepresidenza, dietro la quale aspetta il suo turno Vicenza. Che già ai tempi di Pippo Zigliotto si attendeva un bel ruolo, poi scoppiò il caso Bpvi e tutto venne rinviato. —
Roberta Paolini
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