Il teschio della donna-vampiro
La scoperta al Lazzaretto Nuovo, davanti all'isola di Sant'ErasmoÂ

Trovati in un sito archeologico nella laguna di Venezia quelli che potrebbero essere considerati i primi resti documentati di una “donna vampiro”. Il teschio della donna appare infatti “impalato” con un piccolo mattone in bocca, secondo le“usanze” indotte dalle superstizioni dell’epoca, il Cinquecento, cui risale il teschio.
I resti sono stati rinvenuti dal gruppo di Matteo Borrini dell’Università di Firenze nell’isola del Lazzaretto Nuovo, presso S. Erasmo: deve il suo nome al fatto che nel 1468 con decreto del Senato della Serenissima vi fu istituito un Lazzaretto con compiti di prevenzione dei contagi, detto «Novo» per distinguerlo dall’altro già esistente vicino al Lido, dove invece erano ricoverati i casi manifesti di peste.
Quando la peste dilagava, ha spiegato l’esperto al meeting della American Academy of Forensic Sciences tenutosi a Denver, Colorado, dilagava anche la credenza che gli untori fossero donne vampiro. L’idea delle vampire veniva probabilmente dal fatto che spesso chi moriva di peste emetteva un rivolo di sangue dalla bocca, come i vampiri appunto. Inoltre secondo l’assurda leggenda le vampire “non-morte”, sepolte a fianco dei cadaveri degli appestati, si nutrivano del sangue di questi ultimi per poi riuscire fuori dalla tomba e contagiare altre persone.
Per “scongiurare” il contagio coloro che erano addetti alla sepoltura dei cadaveri degli appestati inserivano quindi un palo nella bocca delle sospette donne vampire per impedire loro di “mangiare”. Ed è esattamente così che è stata ritrovata la“vampira” italiana, con un mattone in bocca che le ha frantumato tutti i denti.
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