Il Veneto resta giallo, via libera ai grandi negozi

Da oggi magazzini, outlet e megastore aperti il sabato. Confermata la chiusura dei centri commerciali nel week end

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Il Veneto resta in giallo, la tinta del “rischio moderato”. In serata, informato al riguardo dal ministro della salute Roberto Speranza, Luca Zaia accoglie la decisione senza colpi di di grancassa: «Guai a cullarsi nelle illusioni, i prossimi giorni saranno decisivi per il futuro, come ho detto infinite volte, questa non è una gara e non si vince niente. Rivolgo a tutti un forte appello alla responsabilità». E tuttavia, il governatore allenta le briglie, autorizzando - a partire da oggi - la riapertura delle grandi e medie strutture di vendita nella giornata di sabato. A beneficiarne sono magazzini, outlet e megastore di superficie superiore ai 250 mq; nulla cambia per i centri commerciali, chiusi nei festivi e prefestivi dal Governo, dove l’attività è consentita esclusivamente ad alimentari, farmacie, edicole e tabacchi. Permane lo stop domenicale di tutti i negozi, ad eccezione dei segmenti già citati.



«La mia ordinanza, valida fino al 4 dicembre, ribadisce le misure di sicurezza vigenti, a cominciare dal principio di un cliente ogni 20 metri quadrati, una regola attiva soltanto nella nostra regione. È un gesto di fiducia nel senso civico dei veneti e segnale di sostegno alla nostra economia». Pericolo cessato, allora? «Niente affatto, siamo letteralmente sommersi dalle richieste di lockdown: molti cittadini temono, a ragione, di contrarre il Covid; e trovo deludente che al supermercato la “corsia preferenziale” per gli over 65 sia spesso ignorata. Io credo che l’epidemia sia vicina al plateau, poi rallenterà, senza svanire. Aspettiamo un saliscendi fino a maggio e stringiamo i denti: una reinfezione sarebbe devastante». Nel frattempo arriverà il sospiratissimo vaccino: «Sarà la più grande campagna vaccinale della storia, ricorreremo a sistemi innovativi, quali il drive-in per i tamponi, non vogliamo code, resse e attese bibliche ai distretti sanitari».



La salute delle persone, quella dell’economia e del lavoro. «Il prossimo Dpcm sarà il più importante perché intercetterà l’inverno, con il virus all’attacco, l’operazione vaccini e l’arrivo dell’influenza. Vogliamo scriverlo insieme alle autorità di governo perché la cura dei malati è in carico alla sanità regionale». La trattativa Roma-Venezia include il fondo di 250 milioni promesso dal ministro Boccia alle regioni gialle: «È un budget fiacco, se confermato vi accederemo insieme all’Emilia, all’Abruzzo, al Friuli e, in misura minore, a Lombardia e Piemonte». I nodi irrisolti, dalla stagione bianca al ritorno a scuola in presenza: «Le notizie che arrivano annunciano una chiusura degli impianti di sci, almeno nel periodo natalizio; macché divertimento, in ballo ci sono il reddito e l’occupazione di quanti vivono in montagna. Su mia richiesta è stata data rassicurazione circa i ristori ma vorrei capire quale sarà il livello di coordinamento europeo visto che Svizzera e Austria hanno aperto le piste».



E il ritorno in classe di ragazzi e docenti? «Tutti lo auspichiamo ma dev’essere un obiettivo, non un totem. Riaprire la scuola il 9 dicembre, nell’imminenza delle festività, sarebbe sbagliato e rischioso. Propongo un riavvio più solido, in sicurezza, successivo all’Epifania». —



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