Ilaria Capua: «Coronavirus, non sono le regole a proteggerci ma il nostro comportamento»
La virologa ospite del webinar organizzato dall’Usl 3 di Venezia: età, condizioni di salute e sesso sono variabili di cui bisogna tenere conto

Borghesi Asolo incontro con Ilaria Capua virologa
MESTRE. «La questione non è aprire tutto o tenere tutto chiuso. Ciascuno di noi deve entrare nell’ordine di idee che non saranno le regole a proteggerci, ma il nostro comportamento». Parla di responsabilità individuale la virologa Ilaria Capua, ospite del webinar organizzato ieri dal dottor Fausto Rigo dell’Usl 3.
«Il Covid non ha le ali, si trasmette con contatti ravvicinati, diretti e indiretti, come uno starnuto, un colpo di tosse, una stretta di mano. Siamo tutti protagonisti di questa battaglia. E ciascuno, aiutato dai medici, deve esaminare la propria situazione: se sa di essere a “rischio 4” o più, deve capire che, fino a luglio, non potrà riprendere la vita di prima. È solo così che si combatte il coronavirus. Tutti dobbiamo rassegnarci al fatto che, per un periodo, non potremo fare determinare cose. Ma è allo stesso modo evidente che un anziano non può tenere gli stessi comportamenti di un ragazzo; una persona con patologie pregresse non può tenere gli stessi comportamenti di una persona sana. Io ho 54 anni e vivo in America; se tornassi in Italia, non sarebbe giusto per me avere le stesse restrizioni a cui è costretta mia mamma, anziana e con un passato clinico diverso dal mio. Lei vive a Mestre e non può uscire di casa, perché è a rischio».
Questo potrebbe passare anche attraverso uno stravolgimento della popolazione lavorativa, dall’età media avanzata. «La proporzione dovrebbe essere 50% e 50%, non 72% e 28%. Sarebbe un aiuto alla sanità pubblica a costo praticamente zero». Non solo età e salute, ma anche sesso: «Soprattutto in Italia, c’è una chiara resistenza a sviluppare la malattia in forma grave da parte delle donne». Diversi comportamenti devono quindi essere tenuti a seconda di età e condizioni di salute; ma anche a seconda della regione di appartenenza, sostiene la virologa. «È sbagliato pensare alle stesse regole per Puglia e Alto Adige».
Altra questione fondamentale riguarda la tenuta del nostro sistema sanitario, messo a dura prova nelle prime settimane di comparsa del virus, con il timore dell’insufficienza delle pur implementate strutture di terapia intensiva. Conferma Capua: «Il problema non è il numero delle infezioni, che per la maggior parte sono asintomatiche, ma il numero di ricoveri in terapia intensiva. Una volta stabilizzata, è questa la cifra da tenere “bassa” ». Altro tema: veramente il virus di oggi è meno aggressivo rispetto a quello conosciuto mesi fa? «Non ci sono evidenze che lo dicano» risponde la virologa. Capua era stata tra le prime a lanciare l’allarme Covid, quando ancora in Italia praticamente tutti, compresa buona parte della comunità scientifica, ritenevano il virus destinato a nascere ed esaurirsi in Cina. Ora gli argomenti sono altri. A partire da uno: l’immunità. «La sieroconversione accertata non è quella che ci attendevamo. Forse avviene solo nei pazienti sintomatici, mentre gli altri sviluppano anticorpi locali» la cattiva notizia. A cui se ne aggiunge un’altra, che però è un’ipotesi: «L’infezione circola già tra alcune specie animali, temo si potrà diffondere in altre. Anche per questo è fondamentale gestire il sistema della sanità pubblica con una collaborazione tra i settori». —
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