Imprenditori sotto torchio «Mai versato soldi a Galan»

VENEZIA. Gli uomini del Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di finanza di Venezia hanno sentito alcuni dei dieci imprenditori che, secondo Giancarlo Galan, avrebbero contribuito chi con cifre considerevoli chi con somme più modeste, alla sua campagna elettorale per le Regionali del 2005. C’è chi si è presentato spontaneamente, chi è stato sentito come persona informata sui fatti: tutti comunque hanno decisamente negato, nessuno ha confermato la versione fornita dal parlamentare di Forza Italia rinchiuso nel carcere milanese di Opera. Gli interrogatori sono stati fatti su indicazione dei pubblici ministeri Stefano Ancilotto e Paola Tonini in vista dell’udienza di domani davanti al Tribunale del riesame, che dovrà decidere sul ricorso presentato dai difensori di Galan, gli avvocati Antonio Franchini e Niccolò Ghedini. Intanto arriva l’ennesima smentita, quella del re padovano delle sementi Renato Pagnan, che secondo Galan aveva «a libro paga Claudia Minutillo, a favore del quale seguiva tutte le vicende societarie all’interno della Regione». «Ho preso atto con estremo stupore delle dichiarazioni riportate sugli organi di stampa che sarebbero contenute nel memoriale consegnato da Giancarlo Galan», scrive Pagnan, «e smentisco categoricamente quelle sul mio conto: non ho mai corrisposto alcunchè in favore della signora Minutillo, né ho mai chiesto alla signora Minutillo di seguire alcunchè per conto mio».
Comunque, Galan nel suo memoriale, in cui si scusa e addirittura si dice «sinceramente dispiaciuto e pronto a risarcire», ritrae ambienti e rapporti davvero distanti dalla legalità. Ad esempio spiega che le campagne elettorali del candidato presidente alla Regione sono estremamente costose e «a molte voci era necessario far fronte in contanti». «La predetta esigenza», sostiene, «veniva incontro alla volontà di molti contributori, che non volevano apparire come finanziatori di una determinata forza politica». Sottolinea anche di aver avuto le prove che Claudia Minutillo si fosse appropriata di almeno 500 mila euro: «Incontrai il veneziano Andrea Mevorach a Rovigno e rappresentai il mio dispiacere per non aver ricevuto contributi da lui. Mi mostrò i numeri di serie delle banconote consegnate alla Minutillo».
Oltre a negare di aver ricevuto soldi da Piergiorgio Baita lo descrive come «estremamente preparato, ma cinico, ambizioso e fornito di una sconfinata considerazione di se stesso». Di Giovanni Mazzacurati scrive che «mi chiese poche cose, non vi era necessità di convincermi della bontà del Mose, perché ci aveva già pensato Luigi Zanda, oggi capogruppo del Pd al Senato». Infine, cerca di smentire la Guardia di finanza e fa l’elenco delle sue proprietà, che sono davvero tante e di valore: possiede due barche, una di 7,40 metri e l’altra di 8,40 del valore la prima di 30 mila euro, la seconda di 100 mila. La sua villa a Cinto Euganeo vale meno di un milione e per restaurarla ha speso 700 mila euro, poi ha un appartamento a Rovigno del valore di 155 mila euro, uno a Lussino in comproprietà con l’imprenditore Luigi Rossi Luciani e il suo commercialista Paolo Venuti (ancora in carcere), una tenuta agricola in provincia di Ravenna, la Frassineta, e un bosco sui Colli Euganei del valore di 47 mila euro. Le auto: un’Audi Q7, una Land Rover e un Quadd, poi quelle d’epoca, una Land del 1980, una Pinzgawer del 1973 e una Mini Morris del 1976, regalo di nozze del suo avvocato Ghedini. Infine, almeno otto società e la partecipazione azionaria per 100 mila euro a Veneto Banca.
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