In contropiede oltre la crisi. Nel Veneto c'è il Food street, purché gourmet

Ecco l’evoluzione dei classici furgoni di cibo da strada: ora si attrezzano per frequentare ogni giorno delle piazze diverse. «Così andiamo incontro alle richieste dei clienti»

IL FENOMENO

Chiamatelo finger o street food, fatto sta che in tempo di pandemia il fenomeno resiste alle avversità, soprattutto per chi ha puntato sulla quotidianità, cioè sulla presenza nelle piazze delle cittadine nel corso della giornata. Letteralmente lo street food è il cibo da strada, ed è costituito da quegli alimenti, incluse le bevande, già pronti o preparati al momento per il consumo, e che sono venduti in roulotte o furgoncini che sostano lungo marciapiedi o in altri luoghi pubblici. Una branca del commercio ambulante che ha avuto finora molto successo. C’è chi attorno al fenomeno ha creato una fortuna o autentiche catene con garage pieni di automezzi adattati alle necessità, in pratica cucine ambulanti preparate di tutto punto. Ma pure chi è partito nel suo piccolo e di soddisfazioni se ne sta togliendo parecchie.

FRYTO

È il caso di Stefano Tosato, che a Scorzè gestisce il ristorante Perbacco e una struttura ricettiva, e che da qualche anno è protagonista anche sulla strada con il suo truck di sei metri quadrati dedicato alla frittura di pesce. «Il grande distinguo nel nostro settore è tra chi lavora nel quotidiano, come noi, e chi si specializza in fiere, festival, sagre, eventi sportivi o altro», spiega Tosato. «Il risultato è che noi ce la stiamo cavando più che bene, mentre per gli altri l’annullamento degli eventi è stato un dramma. Anzi, il mese di novembre, dopo gli ultimi Dpcm, è stato per noi il migliore in questo 2020. Facciamo fritture di pesce, patatine fritte e verdure pastellate. Abbiamo una preparazione rigorosa e di qualità, che tantissimi apprezzano. Ormai nei Comuni del Miranese, ma anche a Marcon, siamo un riferimento. La chiusura dei ristoranti la sera ha portato molta clientela allo street, e lo so bene gestendone uno. Durante il lockdown abbiamo lavorato molto sul delivery, ora le consegne a domicilio sono ridottissime. Ci stiamo organizzando per disporre il prossimo anno di altri due mezzi».

MESSICANO

Un altro street food che va a gonfie vele è quello che Alex Danil, il Paratodosmexico, che propone da due anni, partendo da Spinea con il suo rimorchio adattato a locale street. «Già dalla fine dell’anno scorso ci eravamo preimpostati per fare asporto e consegna a domicilio, cosa che poi ha funzionato moltissimo durante il lockdown», commenta il titolare. «Da quando in ottobre hanno chiuso bar e ristoranti la sera, abbiamo quasi triplicato il volume di lavoro e consigliamo di prenotare, perché altrimenti è dura stare dietro a tutti gli ordini. Non sono molti i colleghi che fanno street food messicano, l’abbiamo studiata bene prima di lanciarci in questa avventura, pensando pure ai vegetariani. Ogni giorno facciamo una uscita diversa nel Miranese. La vera sfida è stata il come arrivare al cliente con la consegna a domicilio, garantendo che il prodotto sia sempre fragrante».

CALO

Chi registra un passo negativo nel 2020 è invece Chef in Viaggio, un progetto nato nel 2014 da Marcon, quando Giovanna Simionato e Renato Pasqualato si sono avventurati nella chiusura dell’Osteria di Marcon che gestivano, per dedicarsi alla ristorazione street, un’altra evoluzione di questo settore. «Volevamo uscire dal sistema quotidiano del lavoro della normale ristorazione, abbiamo attrezzato la nostra roulotte proponendo alla clientela pietanze tipicamente da ristorante, ma in versione street», racconta Giovanna Simionato.

Giovanna Simionato e Renato Pasqualato
Giovanna Simionato e Renato Pasqualato

«Non abbiamo affrontato il settore street nella quotidianità, ma legandoci maggiormente a eventi, sagre, festival e mercatini. E poi anche al catering e alle attività con le aziende, che abbiamo potuto però proseguire in questi mesi. A Mestre eravamo un simbolo del Natale di fronte a Le Barche. La nostra è stata una scelta di vita, ma quest’anno il fatturato ne ha risentito fino all’80%. Con il Covid sono saltati moltissimi eventi e non è stato facile e, come noi, per molti altri. Ora attenderemo l’evoluzione degli eventi per le prossime festività, per capire se potremo tornare a Mestre». —



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