In edicola "Storia delle case chiuse in Italia e in Veneto"

PADOVA. Le case di tolleranza in Italia sono state bandite nel 1958, ma possiamo affermare che per svariati motivi il Paese non abbia mai smesso di parlarne.
Di solito l’argomento viene affrontato attraverso due distinte correnti di pensiero: una glorifica, l’altra denuncia. Da una parte la nostalgia per quegli edifici dalle persiane serrate, attraversati dalla stragrande maggioranza della popolazione maschile, il rimpianto della seduzione disponibile, l’elogio del controllo sanitario e della regolare tassazione degli esercizi; dall’altra il sistema di strozzinaggio e sfruttamento delle prostitute, la loro depersonalizzazione in quanto tali, le violenze e le vessazioni.
Nel suo ultimo libro, "Storia delle case chiuse in Italia e in Veneto", pubblicato dalla casa editrice Editoriale Programma, Walter Basso ha deciso di descrivere entrambi gli aspetti di questo frammento di storia italiana, poiché ambedue necessitano di essere spiegati per poter meglio comprendere la questione nella sua interezza.
Il libro segue il filo storico a partire dalle origini di quello che viene chiamato “il mestiere più antico del mondo” e dei luoghi anticamente preposti al suo esercizio, dalle regolamentazioni di Solone il Riformatore di Atene fino alle cortigiane rinascimentali, passando per i lupanari dell’Impero Romano e le stufe medievali. Giunge quindi all’Ottocento, quando con Cavour, seguito a ruota da Crispi e Nicotera, le legislazioni riguardanti i postriboli di Stato cominciarono ad assumere quella forma che si delineò definitivamente in epoca fascista, rimanendo più o meno invariata fino alla legge Merlin.
A questo punto la descrizione diventa più specifica, illustrando il funzionamento, l’ambiente e i regolamenti delle case di tolleranza così come li ricordano ancor oggi gli ex giovanotti che le frequentavano, intervallando la narrazione con interessanti curiosità sui più variegati aspetti dello svolgimento della routine delle “signorine” e dei loro doveri.
Tra le pagine più sezioni sono dedicate al Veneto, regione di nascita dell’autore, e al suo ruolo primario nella storia delle case chiuse già dai serenissimi vizi: questi ultimi risultano tuttora testimoniati dalla toponomastica veneziana, ma anche le altre province conservano il loro bagaglio di luoghi peccaminosi e pittoreschi racconti da cui emergono le dissolutezze manifestatesi nel corso dei secoli, protette dal “silenzio” delle mura cittadine e… dei balconi chiusi. L’epilogo del volume, ma anche dell’argomento trattato, arriva con la legge Merlin e le sue relative conseguenze.
Walter Basso affronta la tematica col giusto piglio storico, ma sapendo stuzzicare, senza mai cedere al volgare, gli aspetti più voyeur dell’argomento, conquistando così l’attenzione dei curiosi grazie anche al supporto di immagini e ricerche provenienti dalla collezione Davide Scarpa, attualmente una delle più ampie in Italia: documenti e scritti originali, prodotti impiegati, tariffari e molto altro, frutto di un fortunato ritrovamento e gentilmente concessi a completamento dell’opera, permettono al lettore di immergersi in un contesto storico e sociale irripetibile, che nei secoli è stato spesso celato da omertà e segreti.
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