Incendio doloso distrugge la ex "Chiari e Forti" a Silea

SILEA. Un simbolo del Nordest industriale: dallo storico mulino alla trasformazione nella Chiari & Forti, straordinaria forza motrice della nostra economia, fino alla vendita, al Piruea fallito, alla decadenza e quindi al rogo. Fiamma catartiche, come a sancire la fine di un’epoca. Con l’odore acre della malvagità umana, con la mano dell’uomo a fare ancora una volta paura. È andato a fuoco, e brucerà ancora per diversi giorni, il Mulino Toso, soprannominato “Stuckyno” la parte storica dell’ex Chiari & Forti, il complesso industriale dismesso da anni. «L’hanno bruciato», dicono inquirenti e amministratori sottovoce, con una certezza che nel loro animo c’è già ma che diverrà tale solo dopo il termine degli accertamenti.
L’allarme dalla Restera. Un incendio di proporzioni enormi, un’emergenza che ha coinvolto decine di migliaia di trevigiani. L’allarme è scattato poco prima delle 19: sono stati i runner, di corsa in Restera, a notare per primi il fumo. E poi le fiamme. Alte, altissime. Proprio i primi a vedere l’incendio hanno chiamato i vigili del fuoco: erano le 19.06. Il comando di via Santa Barbara non ha perso un istante, inviando sul posto i primi quattro automezzi per l’intervento ai quali, nel corso delle ore, se ne sono aggiunte 14.
Incendio doloso. Gli esperti dovranno stabilire dove sia stato innescato il rogo. Che ci sia la mano umana pare scontato: l’autocombustione è già stata esclusa, nel mulino non c’era corrente elettrica da tempo, l’area era chiusa al pubblico - ovviamente all’interno non c’era nessuno - ma riuscire a entrarci non era certo impossibile. Magra consolazione: non c’era nulla di tossico, la struttura interna era in legno, ma potrebbero comunque essere rimasti degli olii in un lato dell’edificio. Tutte ipotesi al vaglio delle autorità, coordinate dal pm Barbara Sabattini. Mentre il mulino bruciava, tutto intorno si trasformava in un paesaggio da incubo. I vigili del fuoco hanno capito subito, dopo una prima ricognizione, che per l’opificio non c’era nulla da fare. Così, mentre tre squadre si preoccupavano di verificare cosa stava accadendo alla struttura, altre due la lavoravano ai fianchi, guardando una pioggia di faville scendere dal cielo e dirigersi verso le sterpaglie e la vegetazione vicina. Solo alle 20.50 i vigili del fuoco hanno iniziato le operazioni si spegnimento ai piani alti della struttura, per evitare il coinvolgimento di altri edifici.
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