Inchiesta sul Covid a Bergamo: avvisi di garanzia a Conte, Speranza, Brusaferro e altri
Chiuse le indagini per cui fu consulente della Procura il professor Andrea Crisanti

A tre anni di distanza dallo scoppio della pandemia di Covid che, tra febbraio e aprile 2020, ha straziato la Bergamasca con oltre 6 mila morti in più rispetto alla media dell'anno precedente, la Procura ha chiuso l’inchiesta per epidemia colposa e a notificare l'avviso di chiusura.
Il procuratore aggiunto di Bergamo Cristina Rota con i pm Silvia Marchina e Paolo Mandurino, sotto la super visione del Procuratore Antonio Chiappani, hanno tirato le somme di una indagine con cui si è cercato di far luce e individuare le responsabilità, eventuali o meno, di quella tragedia che ha lasciato una profonda ferita.
Tra gli indagati figurano l’ex premier Giuseppe Conte, l’ex ministro della Salute Roberto Speranza, il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e l’ex assessore al Welfare Giulio Gallera. Nell’atto che chiude le indagini ci sono anche il presidente dell’Istituto Superiore della Sanità Silvio Brusaferro, l’allora capo della Protezione Civile Angelo Borrellli e il presidente dell’Istituto Superiore della Sanità Franco Locatelli. In tutto gli indagati sono una ventina.
Si tratta di un’inchiesta per cui è stato consulente della Procura della Repubblica anche il professor Andrea Crisanti, microbiologo dell'Università di Padova e ora senatore del Pd.
Al di là del numero degli indagati, di cui ora sono noti solo alcuni nomi, e dell'eventuale invio di alcuni filoni ad altre Procure, gli accertamenti hanno riguardato tre livelli, uno strettamente locale, uno regionale e il terzo nazionale.
Nel mirino degli inquirenti e degli investigatori della Guardia di Finanza sono finiti non solo i morti nelle Rsa della Val Seriana e il caso dell'ospedale di Alzano chiuso e riaperto nel giro di poche ore, ma soprattutto la mancata istituzione di una zona rossa uguale a quella disposta nel Lodigiano e i mancati aggiornamento del piano pandemico, fermo al 2006, e l'applicazione di quello esistente anche se datato che comunque, stando agli elementi raccolti, avrebbe potuto contenere la trasmissione del Covid.
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