Individuato il corpo del sub morto a Chioggia

CHIOGGIA. Giovanni Pretto è morto. La certezza matematica di quello che tutti, ormai, sapevano, si è avuta verso le 13.30, quando il corpo del 34enne sommozzatore vicentino è stato avvistato, dai sommozzatori dei vigili del fuoco che lo cercavano da tre giorni, in un anfratto del terzo ponte del relitto dell'Evdokia II. Ma il recupero del corpo, si è rivelato, al momento impossibile: serviranno diverse ore di lavoro e una grande pazienza e delicatezza (anche per rispetto della salma) per riportarlo in superficie e questi adempimenti sono stati rimandati a domani mercoledì 30 marzo, per avere più ore di luce a disposizione. Poi il corpo sarà affidato a un medico legale, il dottor Antonello Cirnelli, per l'esame autoptico.
Giovanni Pretto era arrivato a Chioggia, insieme a un amico, sabato scorso e aveva ottenuto un “passaggio” da colleghi sommozzatori del Diving Club Isamar, per andare a immergersi nei pressi del relitto della Evdokia II, a circa sei miglia dalla costa, a Chioggia. La nave, battente bandiera delle Antille, era affondata, nel 1991, in seguito alla collisione con un altro cargo, honduregno, e lì giace a una profondità variabile tra i 17 e i 28 metri. Nello scontro non ci furono vittime. Oggi quel relitto, lungo quasi un centinaio di metri, è una delle mete più ambite dai sommozzatori di tutta Italia perché è divenuto un habitat particolarissimo per molte specie ittiche. Ma è anche un luogo pericoloso, soprattutto per chi si addentra all'interno delle sue strutture, dove la mancanza di luce, la presenza di cavi e lamiere, il deposito di fango che, sollevato da qualche movimento del sommozzatore, toglie ogni barlume di visibilità, mette a rischio anche il più esperto degli esploratori.
Poco prima della 18 di sabato, quando tutti erano riemersi, tranne lui, il timore che gli fosse capitato qualcosa era drammaticamente concreto. Le ricerche sono scattate subito, con i sommozzatori dei vigili del fuoco di Venezia e Vicenza, appoggiati, in superficie, dal personale della Capitaneria di porto. E se nella serata di sabato c'era qualche speranza di trovarlo, sin dal giorno dopo, una simile eventualità era tragicamente improbabile.
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