Industrie venete: meno banche più private equity

A Treviso confronto fra esperti e imprenditorri da Assindustria Venetocentro Marco Stevanato: partnership che fa evolvere le aziende
Riccardo Sandre

Treviso

Il mondo è cambiato velocemente anche in termini di accesso al credito. Tra il 2018 e i primi 6 mesi del 2021 le banche hanno perso terreno come fonte di finanza in favore di forme alternative come il private equity. Secondo l'ultimo Rapporto sulla competitività dei settori produttivi dell'Istat infatti, rispetto ad un 2018 in cui le banche rappresentavano per circa il 44% delle imprese una fonte primaria di finanza, i primi 6 mesi del 2021 raccontano di una percentuale calata di oltre 11 punti e arrivata attorno al 33%. Nel frattempo il private equity, partito da un 3,8%, è arrivato a sfiorare il 10% a giugno di quest'anno.

Sono questi alcuni dei numeri emersi dalla relazione del prof. Francesco Bollazzi responsabile scientifico dell’Osservatorio Private Equity Monitor (PEM) LIUC Business School, ospite del convegno su Finanza e Private Equity dal titolo “Aprire l’impresa a terzi per crescere: private equity e permanent capital”, organizzato da Assindustria Venetocentro a Palazzo Giacomelli a Treviso.

E se i dati del prof. Bollazzi raccontano del ruolo di spinta che il Private Equity ha sul business, è stato un parterre di imprese ed esperti di spessore a confrontarsi sui temi all'ordine del giorno alla presenza del presidente di Avc Leopoldo Destro e del vicepresidente per la Finanza e il Fisco Marco Stevanato. «Ridurre l’ingresso di un investitore privato al solo reperimento di finanza sarebbe riduttivo, per non dire sbagliato» ha detto Stevanato a conclusione dei lavori. «Una partnership impresa-investitore che porta con sé nuove e diverse sensibilità, esperienze, competenze, relazioni. Innesti che fanno evolvere la cultura aziendale ed attivano mutamenti organizzativi significativi e virtuosi». —



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