Inferno a Oderzo, è mistero sul rogo

ODERZO. Inferno a Oderzo: il centro commerciale Parco Stella è stato devastato e il segreto del devastante incendio dell’ex Unieuro è nascosto tra le lamiere anneritea. Difficile stimare i danni, si parla di decine e decine di milioni di euro andati in fumo e 40 posti di lavoro in bilico. La verità è sepolta sotto i pannelli crollati, le pareti squagliate, l’acqua sparata senza sosta dai pompieri la vera causa, per ora ignota, della scintilla scoccata all’interno del magazzino, primo passo di un rogo devastante ancora senza una ragione certa.
Oggi è impossibile escludere il dolo, anche se i primi passi dell’indagine – affidata al Niat, Nucleo Investigativo Antincendio Territoriale dei vigili del fuoco – sembrano muoversi nella direzione dell’incidente, dovuto forse a un cortocircuito aggravato dai cartoni del magazzino, dal polistirolo dei colli, dalla vicinanza con la segheria dell’Eurobrico. C’è un dettaglio, tra le prime certezze che emergono dall’indagine, che farebbe propendere per l’incidente: alle 20 di sabato, 15 minuti prima dell’incendio, la donna delle pulizie dell’Unieuro esce alla fine del turno e attiva l’allarme, che non suona finché le fiamme non sono ben sviluppate, segno che nessuno dovrebbe essere entrato in quel lasso di tempo.
Troppo presto per avere un quadro definitivo, perché ieri il cuore dei due negozi era una fucina incandescente, con il tetto e i pannelli laterali crollati e una giungla di lamiere da attraversare per mettere piede negli spazi degli ex negozi. I vigili del fuoco stanno lavorando senza sosta dalle 20.15 di sabato: prima per circoscrivere l’incendio, evitando che si propagasse alla pizzeria Central Park (il resto del Parco Stella si è salvato anche grazie al corridoio d’erba del parco pubblico), poi per raffreddare le pareti degli (ex) Unieuro ed Eurobrico, oggi (e nei prossimi giorni) per rimuovere il materiale combusto della struttura, già posta sotto sequestro.
Tre certezze, non da poco: nessuna vittima, nessun ferito, nessun problema di inquinamento dell’aria. Fra i (tanti) dubbi, uno in particolare: come hanno fatto le fiamme a propagarsi così in fretta, dal magazzino dell’Unieuro al negozio, e da qui alla falegnameria e agli scomparti dell’Eurobrico, tutto in pochi minuti? Altri principi di incendio si erano verificati, per un cortocircuito, in attività simili (a Bolzano, nel dicembre 2015, un incendio all’interno dell’Euronics si risolse con danni assai più contenuti). È possibile che ci fossero altri focolai, oltre al principale? Ipotesi questa che farebbe pensare all’azione dolosa. «Impossibile dirlo finché non entreremo nella struttura», spiega Giuseppe Costa, vicecomandante provinciale dei vigili del fuoco, «però all’interno dei due negozi erano custoditi prodotti altamente infiammabili, e anche per questo il fuoco si è propagato in fretta. Di sicuro il “carico d’incendio” era importante». Non solo la merce in vendita nei negozi (basti pensare alle casette in legno dell’Eurobrico, o a tutti gli elettrodomestici dell’Unieuro), ma anche i cartoni e il polistirolo degli imballaggi. Davanti all’impressionante muro di fuoco di sabato notte, sembra quasi superfluo chiedersi se sia entrato in funzione, e quando, l’impianto antincendio dei negozi, comunque insufficiente ad arginare un rogo simile: «Anche questo aspetto è in fase di studio, e sarà discusso assieme ai titolari delle attività e ai dipendenti», spiega il vice comandante Costa, «per qualsiasi indagine approfondita è necessario entrare nella struttura».
I solventi e le vernici, additati nei primi istanti tra i principali responsabili dell’incendio, erano in realtà presenti in quantità minime nei due locali, indice che resta ancora più di qualcosa da chiarire in merito all’impressionante propagazione delle fiamme. Anche in queste ore, con i negozi posti sotto sequestro cautelativo, saranno sentiti i proprietari dello stabile. I muri di Unieuro ed Eurobrico appartengono al Coip (Consorzio Opitergino Insediamenti Produttivi), costituito da quote di varie aziende e presieduto da Giuliano Baccichet (fino al 2013 era guidato da Bruno Andreetta, presidente Ascom Oderzo). Oltre alle domande restano danni per decine di milioni di euro, una quarantina di lavoratori al momento senza impiego, una difficile ricostruzione.
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