Ira e orgoglio leghista A Belluno contro il Pdl

Sms infuocati dopo la sfiducia a Bottacin: scatta l’autoconvocazione Dalle Dolomiti una valanga di rabbia che arriverà fino a Roma

di Renzo Mazzaro

VENEZIA

Alla fine Gian Paolo Gobbo ha dato l’ok. Da tutto il Veneto i militanti della Lega salgono a Belluno per dimostrare solidarietà a Gian Paolo Bottacin. Solidarietà fisica, o politica a futura memoria, perché Bottacin ormai è l’ex presidente della Provincia di Belluno: è stato defenestrato dagli alleati del Pdl che hanno fatto fronte comune con l’opposizione di centrosinistra. A spese della Lega, guarda caso, si è realizzato un compromesso storico. Piaccia o no, così è andata tecnicamente. Adesso bisogna tornare alle elezioni, ma l’alleato di montagna che tira a fregare non la passerà liscia. Il tam-tam corre con gli sms: tutti a Belluno sabato prossimo. Dove, non lo dicono. L’organizzazione è carbonara ma il fastidio che il governo Berlusconi ha seminato tra i leghisti trova nuova benzina, Mirano ad esportare il caso Belluno nel Veneto. Anzi, in Italia. Quello che la dirigenza della Lega non ha fatto: non ci voleva uno stratega per capire che, se sono perdente a Belluno, porterò la guerra nel Veneto e se sono perdente nel Veneto la porterò a Roma. Farò capire all’onorevole Maurizio Paniz, coordinatore del Pdl bellunese, che il nodo della cravatta può essere stretto anche attorno al suo collo, magari alla prossima votazione nella giunta per le autorizzazioni a procedere da lui presieduta. La Lega può sempre ricambiargli il favore e votare con il centrosinistra.

Questo il tenore. Ma ormai è tardi. O no? «Non è affatto tardi - dice Franco Manzato, assessore regionale –. La Lega coscientemente, con determinazione e pagando il prezzo, ha scelto la linea di sostegno al governo Berlusconi, perché si è deciso che questa coalizione deve governare. In compenso il Pdl manda a casa, con scelta unilaterale, il presidente della Provincia di Belluno, perché non vuole pagare nessun prezzo. E adesso per dare la colpa a Bottacin la buttano sul caratteriale. Sono tutte balle. Non esiste in politica una motivazione caratteriale. Non si manda a casa un’amministrazione, anche per rispetto ai cittadini, per questioni caratteriali».

Manzato è uno con esperienza di partito, nella Lega ha avuto incarichi nel Veneto orientale, a Treviso, a Rovigo, oltre ad aver organizzato la scuola quadri. «In questi casi la militanza si scatena - dice - L’azione che stiamo facendo a livello governativo è tale per cui ci vorrebbe tutta la delicatezza del caso da parte degli esponenti di primo piano del Pdl per far capire che una coalizione non può essere minata proprio adesso. Il Pdl dovrebbe rendersi conto di quello che è successo, lo dico senza nessuna polemica. Perché bisognerebbe sostenere il governo se affossano la Provincia di Belluno?».

La risposta sarebbe facile: perché a Roma Bossi assicura il sostegno a Berlusconi che Gobbo non ha garantito nel Veneto a Bottacin. Ma Manzato non la dà. Nel Veneto le parti tra Pdl e Lega sono invertite, ma Bottacin si è giocato la copertura quando si è messo a litigare con Calderoli. E il Pdl ne ha approfittato. Emerge anche dalla ricostruzione che ne dà Marino Zorzato, vicecoordinatore del Pdl: «La soluzione era già stata trovata negli incotnri di vertice con Gobbo, poi tutto è precipitato. La vicenda si è consumata per dinamiche personali».

Insomma, colpa di Bottacin. Versione che i militanti della Lega non digeriscono.

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