La Lega di Zaia ignora il tricolore di Salvini Protesta in piazza con il leone di San Marco

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Ma quale tricolore sventolato da Salvini, Meloni e Tajani contro il governo Conte. In Veneto i leghisti chiamano a raduno il popolo delle partite Iva con la bandiera della Serenissima, il leone di San Marco simbolo di Venezia e della Regione, che Zaia vuole appesa nei municipi e prefetture accanto ai vessilli d’Italia e dell’Ue. Il simbolo identitario su cui Franco Rocchetta ha fatto nascere la Liga nel 1980, prima dello scippo del copyright da parte del lumbard Bossi. La parola d’ordine è sempre la stessa: autonomia della “nathion veneta”.
E se a Roma il leader del Carroccio si presenta con la mascherina tricolore e fa il bagno di selfie vecchio-stile, in piazza Ferretto a Mestre il governatore Zaia dà forfait. Il motivo? Impegni istituzionali improrogabili. Alle 12,30 scatta il tg web sul Covid 19, una diretta da 104 giorni che si spegnerà solo durante la campagna elettorale. Gli esperti di marketing politico allargano però l’orizzonte. Si tratta di due modi opposti di costruire il consenso: Zaia pratica la “campagna di posizione” con i suoi messaggi rassicuranti. Quando c’è un disastro ci pensa lui: la tromba d’aria a Dolo, la tempesta Vaia in Cadore, l’acqua “granda” di Venezia- Pellestrina e la pandemia Covid sono tutte emergenza superate.
Salvini invece è maestro nella “campagna di conquista” e macina consenso sulla polemica, sull’attacco diretto contro gli immigrati che non debbono sbarcare nei porti, sul “noi contro loro”. I voti e i sondaggi salgono fino a quando c’è un nemico da combattere e in 7 anni la Lega è volata dal 3 al 34% ma oggi che il vero incubo è la disoccupazione di massa per il virus, il messaggio fa meno presa. Zaia, nella conferenza Stato-Regioni, ha sempre dialogato con il premier Conte e i ministri Speranza e Boccia, mentre Salvini non ha raccolto l’appello alla concordia lanciato dal presidente Mattarella per celebrare i 72 anni della Repubblica.
Non è finita. Perché lunedì ad Agorà, il presidente del Veneto ha concesso un’intervista in cui ha ribadito che vanno assolutamente introdotte delle regole contro le fake news nel web. E se l’è presa con i teorici del negazionismo: i “terra-piattisti” che fanno rivoltare Galileo nella tomba e i pericolosi neofascisti che negano i campi di sterminio nazisti e la Shoah con 6 milioni di ebrei uccisi.
Per loro non ci può essere diritto di parola, ha spiegato Zaia. Difficile che le teste rasate di Casa Pound che marciano a fianco della Meloni a Roma condividano l’analisi.
Il centrodestra in Veneto non esiste, qui c’è solo la Lega che detta legge. Con il suo tripudio di bandiere e qualche incidente di protocollo: il leone di San Marco è stato issato rovescio in municipio a Padova con il segretario Filippo Busin che tira gli orecchi al sindaco: «Non posso pensare a un gesto volontario: la nostra amata bandiera del Veneto con il leone di San Marco a testa in giù. Spero Giordani e in particolare Lorenzoni (candidato alle prossime Regionali) abbiano tempestivamente rimediato a questa figuraccia. Siamo scesi in piazza perché troppe saracinesche sono ancora abbassate, molti lavoratori non hanno ricevuto la cassa integrazione. Non c’è chiarezza sulla ripresa delle scuole e tra le categorie dimenticate mi preme evidenziare quella dei disabili che si trovano a vivere con 280 euro al mese senza bonus dello Stato».
In piazza c’erano anche FdI e Forza Italia, ma il tricolore è stato sfidato dai leoni di San Marco giallo-rossi.
Dopo aver cantato l’inno di Mameli con il prefetto, l’onorevole Marco Marin è andato in Prato della Valle: «Il centrodestra in questi mesi di emergenza ha accolto l’appello del presidente Mattarella e ha presentato proposte concrete per gli italiani, che il governo però non ha accolto, commettendo un errore gravissimo. La forza del centrodestra è proprio nel saper offrire agli italiani un’offerta plurale. Noi di Forza Italia rappresentiamo i valori moderati, cattolici, liberali, riformatori, europeisti che sono parte integrante del nostro Dna e di cui siamo e saremo sempre orgogliosi», conclude Marin. —
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