La Procura: crac Myair, truffa milionaria

Il pm chiede il processo per 30 e contesta anche contributi pubblici non dovuti. Tra le parti offese i viaggiatori e Vendola
Di Sabrina Tomè

VICENZA. Ci sono anche l’Enac, il Fisco, il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola e l’Adoc (associazione consumatori) tra le parti offese del maxi-crac del Gruppo Flyholding a cui facevano capo la compagnia aerea veneta lowcost Myair e le società Myway Airlines, Myholding, Flyholding, Mygo; nell’udienza preliminare che si terrà il prossimo 5 aprile in tribunale a Vicenza, potrebbero decidere di costituirsi parte civile chiedendo i danni agli indagati. Trenta le persone di cui la Procura berica ha chiesto nei giorni scorsi il rinvio a giudizio per reati connessi ai fallimenti societari. Tra loro figurano i trevigiani Dino Fiorindo di 52 anni amministratore unico della Mygo tra il 2004 e il 2007 e il commercialista Alberto Rossolini, 46 anni sindaco in diverse aziende del Gruppo; il professionista Luigi Dimai Pompanin, 49 anni, residente a Cortina d’Ampezzo e titolare di uno studio di consulenza societaria e tributaria con sede a Treviso; il consigliere di amministrazione di Myair Ildebrando Brollo, 49 anni, abitante a Noventa di Piave. I quattro sono accusati a diverso titolo, e insieme agli altri indagati, di aver contribuito al dissesto di alcune aziende del Gruppo; un buco complessivo da 220 milioni di euro di cui 107 milioni 945 mila in capo alla sola Myair che lasciò a casa 320 dipendenti. Un’avventura imprenditoriale, quella della compagnia aerea veneta, iniziata nel dicembre del 2004 con il «doge» Carlo Bernini (deceduto nel gennaio 2011), sotto la regia del vicentino Vincenzo Soddu e con la presenza in consiglio dell’ex arbitro internazionale Luigi Agnolin. L’esperienza si concluse nel 2010 con il fallimento, accompagnato a distanza di pochi mesi da quello delle altre società. A provocare il crollo, secondo gli inquirenti, sarebbe stata una cattiva gestione che sconfinava nell’illecito penale. Il patrimonio di Myair, in particolare, sarebbe stato dissipato attraverso una serie di operazioni: l’acquisto di telecomandi-gadgets per 725 mila euro, sponsorizzazioni a società sportive per 380 mila euro in un periodo in cui i dipendenti non percepivano gli stipendi, spese di consulenza per la quotazione in borsa (291 mila euro), cessione di crediti per pagare le prestazioni di un singolo avvocato (654 mila euro), cessioni di know how a una compagnia aerea albanese. La contabilità di Myair e delle altre società sarebbe stata poi tenuta in modo fantasioso, i bilanci truccati così come le comunicazioni sulla situazione patrimoniale e finanziaria inviate all’Enac e agli Aeroporti di Puglia per partecipare ai bandi di gara per nuove rotte. Ai responsabili di Myair viene contestato l’indebito percepimento di contributi pubblici per 18 milioni di euro stanziati nell’ambito di un accordo con la Regione Puglia per nuove rotte aeree; accuse anche per il mancato versamento di contributi Irpef dei dipendenti. Infine: la società avrebbe venduto ai viaggiatori biglietti quando ormai lo stato di insolvenza non lasciava speranze.

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