La rifondazione leghista Nasce «Prima il Veneto»

VENEZIA. La rifondazione leghista sceglie un albergo dal nome ispirato, l'Amadeus di Venezia, e lancia l'associazione «Prima il Veneto». Il nome allude allo slogan elettorale vincente di Luca Zaia...
Di Filippo Tosatto
Interpress/M.Tagliapietra Venezia 10.08.2013.- Presentazione nuovo gruppo "Prima il Veneto". Hotel Amadeus, Lista di Spagna.
Interpress/M.Tagliapietra Venezia 10.08.2013.- Presentazione nuovo gruppo "Prima il Veneto". Hotel Amadeus, Lista di Spagna.

VENEZIA. La rifondazione leghista sceglie un albergo dal nome ispirato, l'Amadeus di Venezia, e lancia l'associazione «Prima il Veneto». Il nome allude allo slogan elettorale vincente di Luca Zaia (che non ha affatto gradito l'imitazione) e il corollario - «10 punti per risollevare il Veneto» - fa il verso al Programma per l'Italia declinato in altrettanti articoli dalla Fondazione di Flavio Tosi.

A presiedere il nuovo soggetto, dichiaratamente scessionista , è Corrado Callegari, che siede nella direzione regionale del partito: è l'unico ortodosso (si fa per dire) della compagnia. Al suo fianco, i dirigenti veneziani espulsi, sospesi o accantonati dal nuovo corso tosian-maroniano: il consigliere regionale Giovanni Furlanetto (cacciato e provvisoriamente riammesso da Umberto Bossi), il segretario rimosso Paolo Pizzolato, l'assessore provinciale Pierangelo Del Zotto, l'ex parlamentare Sabina Fabi e Alessandro Vianello, già capogruppo in Comune. Insomma, il gruppo dirigente "storico" del Carroccio che non si rassegna alla «deriva moderata di ciò che resta della Lega» e intende offrire una «casa politica» agli orfani della stagione bossiana.

Non solo Venezia. L'associazione, fa sapere Callegari, conta già centinaia di iscritti, ha messo le radici a Mestre e in Riviera del Brenta e a breve sbarcherà in tutti i capoluoghi veneti. Parola d'ordine: indipendenza da Roma. Operazione nostalgia? Gli artefici lo negano e rivendicano la vocazione popolare del leghismo, tradita a dir loro dal sindaco-segretario di Verona.

Pizzolato: «Io vengo da una famiglia povera di Mira, mio padre spalava il carbone e morì di tumore ai polmoni, quando sento parlare di ripresa e vedo i nostri giovani disoccupati e le imprese che chiudono, mi sale il sangue agli occhi». Fabi: «Nella polemica Kyenge qualcuno ha paragonato gli immigrati veneti ai disperati che arrivano qui sui barconi. Vergogna. I nostri nonni si sono spaccati la schiena in mezzo mondo, loro andavano a lavorare non a delinquere». Furlanetto: «La Lega è sparita dal territorio, abbiamo raccolto il grido di dolore della nostra gente». Del Zotto: «Il Veneto è più affine alla Baviera e alla Catalogna che alla Calabria, fallito l'obiettivo federalista, l'indipendenza dall'Italia è l'unica soluzione per evitare il baratro».

È il repertorio delle origini, che abbina la secessione alla difesa della "piccola patria" articolata su lavoro, sicurezza, linea dura sull'immigrazione. Tant'è. Al varo in laguna non potevano mancare Paola Goisis e Santino Bozza: «La gestione disastrosa di Tosi sta suscitando sconcerto anche tra i suoi fedelissimi, siamo qui per rialzare la bandiera della Lega, quella vera, non la parodia orchestrata dai poteri forti di Verona». Concorrenza elettorale alla Lega, fiancheggiamento critico, prove tecniche di spallata dall'esterno? «Abbiamo già centinaia di iscritti e un progetto chiaro, lo stesso che ci ha consentito nell'immediato passato di raccogliere il consenso del 35% dei veneti», replica Callegari. Non teme di finire nella lista nera? «Qui siamo uomini liberi».

Tosi accoglie la notizia senza scomporsi: «È un elemento di chiarezza, da una parte i nostalgici del Cerchio magico, dall’altra la Lega del segretario Maroni che si batte per il nord sul terreno dei fatti senza populismo né demagogia. Sanzioni? Perlopiù si tratta di espulsi, nel caso di iscritti al movimento, valuteremo i loro comportamenti».

E Zaia? Pur citato con simpatia dai dissidenti, il governatore della Regione manifesta irritazione per il plagio del marchio: «Non esprimo giudizi sul merito, in una democrazia ognuno è artefice del proprio destino, ma rilevo la scorrettezza dell'utilizzo a mia insaputa dello slogan “Prima il Veneto”, cui fanno riferimento la mia campagna elettorale, un sito internet, gadget e non ultima l'azione che caratterizza la mia amministrazione e la mia squadra». Ribatte Furlanetto: «Zaia è il mio presidente e gli voglio bene, ma sbaglia a dire questo, perché l’avevo informato mesi fa della nostra iniziativa. Piuttosto, prenda coraggio e assuma posizione».

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