«La vera bomba sociale è il problema dei contributi del lavoro intermittente»
l’analisi
«Un residuato bellico di un’altra era geologica che andrà ad esaurimento. Il sistema pensionistico italiano è sostenibile, lo dicono i bilanci Inps, il problema è un altro e non è di natura finanziaria, ma sociale». Così sintetizza Christian Ferrari, segretario della Cgil Veneto. Dalle misure previdenziali contenute nel decreto 4/2019, compresa “Quota 100”, nel triennio 2019-2021 verranno spesi quasi sette miliardi di euro in meno rispetto a quelli inizialmente previsti. «Nonostante in tanti, in Italia e in Europa, continuino ad agitare questo problema, i risultati e le previsioni che ragionevolmente si possono fare attestano altro». L’analisi elaborata dall’Osservatorio sulla Previdenza della Fondazione di Vittorio e dalla Cgil dimostra che il costo previsto per Quota 100, blocco adeguamento speranza di vita e proroga Opzione donna, «era assolutamente sovrastimato, e verrà coinvolta una platea decisamente inferiore a quella preventivata» afferma la Cgil in una nota.
Ma ci sono anche altri elementi, spiega Ferrari, «il calcolo dell’impatto della spesa previdenziale sul pil viene fatto senza considerare che le pensioni pagano l’irpef, cosa che avviene in pochissimi paesi europei».
Il vero nodo invece è un altro, dice Ferrari, la definisce «una bomba sociale» che prima o poi esploderà. La proposta sarebbe quella di una pensione contributiva di garanzia per andare a coprire i buchi contributivi generati dalla precarizzazione del lavoro con dei contributi figurativi. «Non deve essere una logica di garanzia a prescindere» spiega ma una tutela per una «generazione precaria nel lavoro e che arriverà al limite della soglia di povertà una volta raggiunta l’età della pensione». —
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova