Le architetture militari della Serenissima sono patrimonio mondiale dell'umanità

VENEZIA. La splendida città fortezza di Palmanova voluta dalla Serenissima per difendere la cristianità dalla furia degli ottomani, le alte mura di Bergamo con i loro passaggi sotterranei, le 200 bocche da fuoco e le cannoniere. E poi gli alti muraglioni bastionati di Peschiera del Garda, che sembrano nascere direttamente dalle acque del lago.
Diventa Patrimonio dell’Umanità, gioiello da tutelare come Pompei o la valle dei Templi di Agrigento, la rete delle opere difensive veneziane, che l’Unesco riunito in questi giorni a Cracovia ha deciso di inserire nella sua prestigiosa lista come “Opere di Difesa Veneziane tra il XVI ed il XVII secolo”.
La mappa delle sei località inserite nella lista Unesco
L’Italia, premiata anche con il riconoscimento a dieci secolari faggete, ora vanta 53 siti con il blasonato bollino, più di qualsiasi altro paese del mondo, anche se la Cina incalza con 52.
«Un risultato che ci consente di mantenere il primato del numero di siti iscritti alla Lista e di esercitare un notevole ruolo nella diplomazia culturale», commenta soddisfatto il ministro della Cultura, Dario Franceschini.
Il dossier era in preparazione da anni, in particolare era partito nel 1988 a Bergamo, da un’idea dell’architetto Gianni Carullo, che insieme all’amministrazione comunale la presentò all’allora Ministero dei beni culturali, per diventare poi un progetto ufficiale nel 2008.
Quasi quasi trent’anni dopo la prima intuizione e grazie anche a uno studio di oltre 500 pagine presentato alla 41esima Commissione Unesco riunita da qualche giorno nella città polacca, il sogno si avvera e le città italiane coinvolte festeggiano, in prima fila i sindaci che hanno accompagnato la folta delegazione italiana.

L’idea vincente, spiegano gli esperti del Mibact che hanno seguito passo passo il dossier trovando sinergie con la Croazia e il Montenegro dove si trovano le altre tre fortificazione segnalate, Zara, Sebenico e Cattaro, è che queste opere costituiscono un’eccezionale testimonianza dell’architettura militare che si è evoluta tra XVI e XVII secolo, un periodo molto importante nella lunga storia della Repubblica di Venezia.

Tutte insieme, fortezze e muraglioni, «testimoniano la presenza di una rete difensiva unica tra Stato da Terra e Stato da Mar occidentale incentrato sul Mare Adriatico storicamente conosciuto come Golfo di Venezia».
Raccontano insomma di un progetto difensivo unitario e straordinario, «che ebbe connotazioni civile, militare e urbane che si estesero oltre il bacino mediterraneo spingendosi a Oriente».
Un sistema concepito, sottolineano gli esperti, sulla base di «grandi capacità tecniche e logistiche, di moderne strategie di combattimento e dei nuovi requisiti architettonici applicati diffusamente nelle difese dello Stato da Terra e del settore occidentale dello Stato da Mar».

Sei luoghi diversi, dislocati in un’area geografica decisamente vasta (oltre mille chilometri tra la Lombardia e la costa adriatica) nel Rinascimento strategico territorio della Serenissima.
Paradossalmente - e la cosa nei mesi scorsi aveva suscitato polemiche - i forti in Venezia non sono nemmeno entrati ella candidatura, di cui si è fatta fortemente promotrice Bergamo: la città non era nella lista, il sistema dei forti lagunari non sarebbe rientrato nella tipologia dell’architettura difensiva presa in esame.
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