Le lacrime di un mito al quale rimane soltanto la vecchiaia

Alain Delon ha mostrato con le sue lacrime di essere nel tunnel del rimpianto, dentro quel sentimento che è dato dall’invecchiamento, dal non voler  fare i conti con la percezione del tempo, la sua inesorabilità
19/05/2019 Cannes, 72° Festival del Cinema, Palma d'Oro alla carriera per Alain Delon. Nella foto durante la cerimonia di premiazione *** Local Caption *** 00908396
19/05/2019 Cannes, 72° Festival del Cinema, Palma d'Oro alla carriera per Alain Delon. Nella foto durante la cerimonia di premiazione *** Local Caption *** 00908396

Il successo, il percorso di una vita che ti ha visto come un simbolo, venerato quasi, ma nel corso della quale sei stato comunque colpito e ferito.  Essere amato non ti protegge dai sentimenti, dalle emozioni, dall’essere prigioniero tuo malgrado delle tappe inevitabili della vita.  Si invecchia anche nella bolla della celebrità.

Alain Delon, mentre sul palco di Cannes ritirava il riconoscimento alla carriera, ha mostrato con le sue lacrime di essere nel tunnel del rimpianto,  dentro quel sentimento che è dato dall’invecchiamento, dal non voler  fare i conti con la percezione del tempo, la sua inesorabilità, quel destino che l’umanità non ha ancora imparato a gestire: l’invecchiamento è la fine della propria esistenza.

Alain Delon: il bellissimo degli anni 70-80, le donne, gli amori, ma anche la morte tragica di Romy Scheider, poi di Mireille Darc, poi l’uscita di scena da quel mondo perfido e incredibile che è il cinema, che crea e poi elimina i propri idoli, lo star system che ti fa dimenticare anche tutto ciò che hai avuto.

È così: chi invecchia rimane come pietrificato dalla consapevolezza del tempo che rimane, non riesce spesso a usare ciò che resta come beneficio, come tributo, soprattutto se  la sua vita è stata serena.

L’anziano lo conosciamo poco, riusciamo a vedere il corpo che implode, che non riesce più ad avere la stessa forza, percepiamo la lucidità psicologica che si affievolisce e ci priva di  strumenti fondamentali per affrontare il momento più complesso della vita che è la sua fine. La malinconia è spesso un sentimento più profondo,  che spesso non è visibile, ma è presente assieme al rifiuto di accettare che non c’è più tempo per rimediare al risultato del nostro percorso. Alain Delon mostra il suo pianto, perché di fatto chi invecchia ritiene forse di non dover più mentire su se stesso, non trova interessante mediare. Rinuncia, quando il pensiero invecchia, a usare ciò che ancora rimane come una grande possibilità.

È la solitudine che circonda i nostri vecchi a renderli fragili, dipendenti, privi di visione. Non siamo preparati all’invecchiamento, la nostra  struttura sociale  ha rinnegato tutta la parte antropologica del rapporto tra il vecchio e la società. Lasciato solo a se stesso, delegittimato nel ruolo, non rimane che il pianto, e quel sentimento terribile che è il senso di sconfitta.

Delon, con tutta la sua emozione, ha portato in scena, nel grande teatro dell’immaginario, il suo viale del tramonto, ma ha anche scoperto, ricevendo il grande premio, che c’è chi ancora lo ama, lo pensa, lo celebra. Tra le mani un tributo al suo passato, e  il suo pianto rappresenterà la sua storia più incredibile.  —

 

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