Le mani dei clan sulla logistica dei trasporti

I camion dati alle fiamme nel Veronese e il sospetto: "Troppe ditte del settore praticano prezzi fuori mercato"

VERONA. L'impatto è forte: ventun camion distrutti da due incendi dolosi, nella notte tra sabato e domenica, in due differenti zone di Verona. Ma la luce delle fiamme non sembra aver ancora illuminato pienamente l’origine dei gravi attentati.

NEL MIRINO. Colpita per la seconda volta, con sedici camion bruciati tra cui nove motrici, la Alfa Trasporti srl. Amministratore e comproprietario Alessio Soave residente a Zevio in provincia di Verona. Un mese e mezzo fa un altro attentato incendiò cinque motrici, sempre della Alfa Trasporti, sempre nell’area di un distributore sulla tangenziale sud del capoluogo scaligero.

COLLEGAMENTI. Nella stessa notte, a distanza di mezz’ora, un altro attentato, nella zona industriale veronese, ha ridotto in cenere cinque camion di proprietà di piccoli contoterzisti cingalesi. Anche se è facile ipotizzare un collegamento tra i due episodi, non sono ancora emersi elementi che consolidino questa ipotesi.

PREZZI IMPOSSIBILI. Il linguaggio delle fiamme giocoforza fa pensare ad un atto intimidatorio da parte della criminalità organizzata. La logistica è storicamente un settore di grande interesse per le mafie. «Vediamo diverse ditte operare in modo inspiegabile» racconta Mario Lumastro del sindacato dei trasporti della Cgil veronese, «con prezzi, anche di 12 euro l'ora, che non possono garantire nessuna remunerazione. O sono samaritani o riciclano denaro sporco. Capita di trovarsi di fronte ad aziende che passano in battibaleno da dieci ad ottanta camion nuovi fiammanti».

ECLATANTE. Negli ambienti investigativi il doppio rogo viene analizzato con cautela. «Le organizzazioni mafiose puntano al controllo delle aziende riducendo il proprietario ad una testa di legno» dicono gli “007” delle forze dell’ordine «perché distruggere quasi completamente il parco mezzi?. Anche gli avvertimenti vanno dosati, per comunicare un tentativo di estorsione sono sufficienti gesti meno eclatanti».

Come quello occorso a Vighizzolo d’Este la settimana scorsa, viene da pensare, quando sei camion di una stessa ditta di trasporti hanno avuto il parabrezza sfondato.

INTERDITTIVE. Un settore “caldo” quello della logistica e vale la pena ricordare le due ditte veronesi di trasporti oggetto di recenti interdittive antimafia perché sospettate di agire nell’orbita della cosca Pesce. E ancora: la ditta Tm Logistica di Sona, pochi chilometri da Verona, è stata teatro, nel 2014, di summit ’ndranghetisti.

LE COSCHE. Anche la cosca Anello – Fiumara di Vibo Valentia operava, fino agli arresti di cinque anni fa, nel Veronese nel settore dei trasporti, così come la cosca Sergi-Marando di Platì i cui affari furono scoperti nel 2008 dalle forze dell’ordine.

IL CONTROLLO STRATEGICO. Storicamente il presidio della logistica permette, alle organizzazioni criminali, di controllare uno snodo vitale per le imprese presidiandone i passaggi fondamentali. Tanto più che il controllo dei trasporti permette di gestire, con più tranquillità, il trasporto di merce di varia natura, legale ed illegale, come rifiuti, armi e stupefacenti. Secondo le inchieste della procura milanese il clan Flachi, sotto la Madonnina, aveva assunto il controllo di filiali della blasonata Tnt.

PROCURE AL PALO. «Questi attentati rappresentano un innalzamento della qualità dell'azione criminale che ancora non si preoccupa delle pur coraggiose misure di prevenzione adottate dal Prefetto di Verona» denuncia il deputato Pd Alessandro Naccarato che con il collega Nicola D’Arienzo ha convocato ieri una conferenza stampa. «Perché nelle vicine Brescia e Bologna assistiamo ad inchieste che colpiscono a fondo le reti ’ndranghetiste mentre nel Veneto non accade?».

FOCUS VERONA. Siamo certi che la domanda del deputato D’Arienzio risuonerà cristallina nei corridoi della procura antimafia veneziana. D’altronde la proposta dei due deputati per rafforzare l’azione antimafia della magistratura veneta è semplice: «Distaccare nelle procure ordinarie, in primis Verona, un magistrato della distrettuale antimafia in grado di interpretare i diversi “reati spia” - estorsioni, usura, bancarotte fraudolente – che si registrano nei diversi territori ed inquadrarli in un disegno coerente». Rappresenterebbe un passo avanti nel tentativo di illuminare quello che oggi, in Veneto, rimane un panorama di ombre e fiamme inquietanti.

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