L’editoriale del direttore | Il ramo su cui siamo seduti
Se la politica non si pone come priorità l’accoglienza corretta di chi studia, significa che stiamo seduti pigramente all’estremità del ramo di un albero; rompiamo il silenzio accendendo una motosega, con la quale tagliamo il ramo stesso. Così precipiteremo. Bravi, che fenomeni

Chissà dove abitava Niccolò Copernico a Padova, come studente polacco impegnato dal 1501 al 1503 negli studi di medicina. Chissà quanto fosse distante il suo alloggio, quanto gli costasse vivere, quale pensiero egli avesse della città che aveva scelto dopo Bologna e prima di Ferrara. I suoi compagni, la vita fuori dalle aule, le istanze quotidiane, gli spostamenti: quelli che oggi, oltre mezzo millennio dopo, chiameremmo “i servizi”. E chissà che cosa penserebbe il genio dell’astronomia degli studenti che hanno passato giorni in tenda davanti al Bo, come davanti a tante università, per protestare contro il peso degli affitti per i fuori sede. Si è innescato un dibattito deprimente, opacizzato dai soliti insopportabili paternalismi, i soliti messaggi miopi e maliziosi. Da un trentunenne “consigliere straordinario” del Ministro della Cultura è arrivato l’invito a “fare meno campeggio” e a pensare a studiare. Questo saggio censore, da studente, è andato all’Università a Roma, da Cesena. Annunciò che a pagare l’affitto sarebbero stati i genitori perché «è il loro dovere». Naturalmente.
Mi piace, in compenso, che a Padova il sostegno alla protesta degli studenti arrivi da molti ex studenti fuori sede. Persone che sono arrivate per studiare e sono rimaste per vivere. Da altre regioni, dall’Europa, da continenti diversi. Questi studenti del passato notano quello che molti di noi non vogliono vedere. Notano che troppi cittadini destinano le loro case agli affitti turistici “lampo”: più soldi e meno problemi, no? Accade a Venezia, accade ovunque, questa cosa va fermata. Servono studentati? Sì, servono; e non devono essere studentati per ricchi.
Se la politica non si pone come priorità l’accoglienza corretta di chi studia, significa che stiamo seduti pigramente all’estremità del ramo di un albero; rompiamo il silenzio accendendo una motosega, con la quale tagliamo il ramo stesso. Così precipiteremo. Bravi, che fenomeni.
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