L'effetto Banksy: Venezia con il fiato sospeso per le beffe dell'artista senza volto

Dalla comparsa del bimbo profugo sul muro di San Pantalon - il valore del palazzetto è schizzato alle stelle - alla performance contro le grandi navi in piazza San Marco, sfrattata dai vigili. Il writer più misterioso della storia ha lasciato il suo segno a Venezia e ora sono in molti ad imitarlo

Testi Eugenio Pendolini, Roberta De Rossi, Carlo Mion. A cura di Andrea Scutellà
Il piccolo profugo di Banksy emerge dall'acqua sul muro di San Pantalon
Il piccolo profugo di Banksy emerge dall'acqua sul muro di San Pantalon

VENEZIA. Il mistero comincia la notte del 10 maggio, quando compare uno stencil - un disegno realizzato con una maschera che permette di riprodurre una forma o un simbolo su un muro - sul muro di San Pantalon.

Un piccolo profugo emerge dall'acqua con i capelli scompigliati al vento, un giubbetto di salvataggio addosso, lo sguardo lontano e un razzo segnaletico in mano con il suo fumo rosa a rischiarare la notte. Già dalla mattina successiva i veneziani iniziano a sussurrare il nome dell'artista senza volto: Banksy è passato in Laguna. Di giorno in giorno iniziano ad arrivare le prima conferme degli esperti: "Al 99% si tratta di una sua opera".

Anche la realizzazione alla vigilia dell'apertura della Biennale è un altro indizio a favore. Ma Venezia è già rimasta scottata in passato, con due falsi avvistati. Niente, però, può trattenere il pellegrinaggio: al grido di è lui o non è lui, centinaia di fotografi improvvisati iniziano a immortalare l'opera.

Tutti aspettano con il fiato sospeso la rivendicazione dell'opera su Instagram, unico canale utilizzato da Banksy per confermare la paternità delle sue performance.

E mentre si attende la conferma dell'opera sul muro di San Pantalon, Banksy costringe tutti a voltarsi verso piazza San Marco. È la sera del 22 maggio: sul suo profilo Instagram infatti appare il video di una performance contro le grandi navi in Laguna che si è svolta, in realtà, il 9: il giorno prima che comparisse lo stencil del bimbo profugo. E c'è anche una buona dose di ironia verso la manifestazione artistica che si svolge in questi giorni.

"Allestimento del mio stand alla Biennale di Venezia - scrive l'artista senza volto -. Nonostante sia il più grande e prestigioso evento d’arte al mondo, per qualche motivo non sono mai stato invitato".

Nel video c'è tutta la performance: un uomo spinge un carretto ricolmo di cavalletti e quadri, coperto da sciarpa e cappello. Allestisce la sua mostra personale davanti alle Prigioni Vecchie, in piena area marciana, a un ponte da Palazzo Ducale: “Venice in oil” si legge sul cartello che accompagna una fantastica installazione di nove quadri, dove tra San Giorgio e Rialto, tra inquadrature del Canaletto e moto d’acqua della polizia, si muove di quadro in quadro, di cornice in cornice, una enorme nave da crociera.

Oil: come l’olio dei colori del pittore, ma anche come petrolio, come la nafta del carburante delle navi. L’artista siede su uno sgabello, il giornale a coprirgli il volto. La gente passa, commenta: "Meglio di quelli che abbiamo visto alla Biennale". 

Cambio di scena, carretto e cavalletti sono in piena piazza San Marco. I giovani “guardians del decoro” avvisano la Polizia locale che c’è un tipo strano e due ignari vigili si ritrovano faccia a faccia con l’artista più conosciuto e anonimo del mondo. I due vigili ci vanno leggeri: "Se non ha l’autorizzazione, non può stare qui", gli dicono gentilmente in inglese.

Non gli chiedono i documenti, come in un eccesso di zelo qualche collega mesi fa aveva fatto con il pittore inglese Ken Howard, allontanato un po’ bruscamente dalle Procuratie, mentre dipingeva un quadro. Chissà, l’avessero fatto, forse ora avremmo una polemica in più e un mistero in meno: il nome dell’inafferrabile artista che con le sue opere di street art, poetiche e pacifiste, ha conquistato il mondo. E che invece si è allontanato tranquillo con il suo carretto.

"Qui comunque facciamo, sbagliamo", commenta con una battuta, sorridendo, il comandante della Polizia locale, Marco Agostini, "nei giorni della Biennale ne capitano di tutti i colori".

La beffa di Banksy in piazza San Marco contro le Grandi Navi
La beffa di Banksy in piazza San Marco contro le Grandi Navi

Risolto il mistero, dunque? No perché se è pacifico che Banksy fosse a Venezia in quei giorni, manca ancora la rivendicazione ufficiale. Così, per riempire l'attesa, monta la polemica sull'artista senza volto.

"Banksy alla Biennale Arte di Venezia? Non vedo proprio perché. Ha creato con cura il suo mito di artista alternativo, antisistema, che ha scelto l’anonimato per non confondersi con il sistema dell’arte e poi si lamenta perché la Biennale - che di quel sistema è pienamente parte - non lo ha invitato? Non ha proprio senso, a meno che non sia un altro modo che ha scelto per cercare una facile pubblicità sui mass media".

Francesco Bonami - tra i più noti curatori e critici d’arte italiani, con un ampio pedigree internazionale, ora direttore artistico della Fondazione Re Rebaudengo - la Biennale Arte l’ha già diretta nel 2003, ma il misterioso artista di Bristol non l’avrebbe mai invitato, nonostante la lunga consuetudine con artisti-provocatori e abili comunicatori come il nostro Maurizio Cattelan.

I vigili cacciano Banksy da piazza San Marco
I vigili cacciano Banksy da piazza San Marco

"Non si può mettere Banksy sullo stesso piano di artisti come Cattelan - spiega Bonami - o anche Jeff Koons o Damien Hirst, che pure usano la provocazione e sono grandi comunicatori. Ma hanno tutti un preciso e personale linguaggio artistico con cui sdi esprimono. Quello che manca invece a Banksy, che usa tecniche seriali come lo stencil per le sue immagini, facilmente confondibili, che con una precisa strategia sono sempre volte a toccare temi sociali o di impatto mediatico per fare discutere. In sostanza, si fa sempre pubblicità. Ma, al di là del suo valore artistico, che per me è molto discutibile, la sua presenza alla Biennale sarebbe priva di senso proprio per il modo stesso in cui Banksy si propone, con il suo anonimato rivendicato come una bandiera".

La rivendicazione attesa infine arriva: è il 24 maggio quando Banksy posta l'immagine attesa sul profilo e Venezia ha la sua opera. La storia curiosa è che il palazzetto su cui è dipinta è stato messo in vendita poche ore prima dell'ufficializzazione per quattro milioni e mezzo di euro. Il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro è pronto a vincolare il muro per imperdire che l'opera sia cancellata o corperta.

Nel frattempo si scoprono altri dettagli anche sulla performance delle grandi navi: il pittore di strada seduto davanti al quadro, che teoricamente interpretava Banksy, nell’esposizione di via Garibaldi, sarebbe un veneziano che fa la comparsa ed è stato in passato un professore.

Si chiama Ivo Papadia, ha 82 anni ed è stato tra i fondatori della Liga veneziana e ora lo danno vicino ai venetisti fedeli a San Marco. Quando qualcuno gli ha chiesto, due gironi fa sera lui l’uomo con il giornale, inizialmente ha sorriso, poi ha negato garbatamente e alla fine lo ha fatto in maniera più decisa. Ma a riconoscerlo sono stati i veneziani, commercianti e amici stretti, che lo vedono tutte le mattine in via Garibaldi.

Nel tempo libero fa la comparsa, prestando il suo volto a set cinematografici non infrequenti in città. È probabile che proprio da questi suoi contatti sia stato raggiunto dagli emissari dell’artista inglese e ingaggiato per la performance, che si è svolta tra piazza San Marco e via Garibaldi il 9 maggio scorso.

Il nome e l'idenità di Banksy restano sconosciuti, nonostante le numerose teorie che circolano a riguardo. La più accreditata è quella sostenuta da uno studio del Mail on Sunday nel 2008 e confermata anche dal "profilo geografico criminale" messo a punto dai ricercatori della Quen Mary University di Londra: si tratterebbe di un ex studente della Bristol Cathedral Choir School Robin Gunningham. Altri ritengono che si tratti di Robert Del Naja, leader dei Massive Attack e street artist. C'è chi ha ipotizzato che si tratti di una donna e chi di un nome collettivo che nasconde più artisti.

La Madonna con pistola a Napoli
La Madonna con pistola a Napoli

L'Italia fino ad oggi conoceva una sola sua opera: la "Madonna con pistola" di Napoli, dopo che un'altra era stata cancellata per errore. Ma in ogni città in cui passa, Banksy, ha un effetto moltiplicatore. I muri di Venezia sono stati tappezzati – in questi giorni - con le opere di quattro famosi street artist che espongono alla galleria Giudecca795 e che si sono lanciati in un raid artistico sui muri della città, nei giorni della Biennale.

Si inizia con gli stencil incollati di Blub con i suoi quadri celebri con la maschera da sub sull'arte che resiste, poco oltre quelli di Ache77 con la sua coppia musulmano-ebrea 1+1=1 in bianco e nero e il volto di donna apparsi su porte, finestre, cornicioni. Sugli angoli di qualche casa o sulla base di un cancello arrugginito ecco Exit Enter con i suoi omini stilizzati che si scambiano cuori e danari; infine, Nian, con i suoi colorati fiori dipinti che spuntano in ogni dove. Decine e decine di disegni soprattutto nella zona tra San Giovanni Evangelista, San Giacomo e Rialto.

 

 

 

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