L'Europa: no ai crocifissi nelle scuole Il caso sollevato nel 2002 ad Abano
L'istanza avanzata da Soile Lautsi, cittadina italiana originaria della Finlandia, e dal marito Massimo Albertin che sette anni fa avevano chiesto alla direzione dell'istituto Vittorino da Feltre, frequentato dai loro due figli, di togliere il simbolo cristiano dalle aule. Ora la Corte dei diritti dell'uomo ordina anche al governo italiano di pagare 5 mila euro come risarcimento dei danni morali

La presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche è "una violazione della libertà dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni e della libertà di religione degli alunni". E' quanto ha stabilito oggi la Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo nella sentenza su un'istanza presentata da una cittadina italiana. Ma il governo italiano annuncia il ricorso contro la decisione di Strasburgo. In caso di accoglimento, il caso sarà ridiscusso nella Grande Camera. Altrimenti la sentenza diventerà definitiva tra tre mesi.
Risarcimento per la donna che ha denunciato
. Il caso era stato sollevato da Soile Lautsi, cittadina italiana originaria della Finlandia, e dal marito Massimo Albertin, che nel 2002 avevano chiesto alla direzione dell'istituto statale Vittorino da Feltre di Abano Terme, frequentato dai loro due figli, di togliere i crocifissi dalle aule. A nulla, in precedenza, erano valsi i ricorsi davanti ai tribunali in Italia, a cominciare dal Tar del Veneto. Ora i giudici di Strasburgo hanno dato ragione alla coppia di Abano, stabilendo inoltre che il governo italiano debba pagare un risarcimento di cinquemila euro per danni morali. La sentenza è la prima in assoluto in materia di esposizione dei simboli religiosi nelle aule scolastiche.
La decisione della Corte europea
. I sette giudici della Corte europea hanno sentenziato che la presenza dei crocifissi nelle aule può facilmente essere interpretata dai ragazzi di ogni età come un evidente "segno religioso" e, dunque, potrebbe condizionarli. E se questo condizionamento può essere di "incoraggiamento" per i bambini già cattolici, può invece "disturbare" quelli di altre religioni, in particolare se appartengono a "minoranze religiose" o gli atei.
Le reazioni.
In attesa che vengano depositate le motivazioni della sentenza, arriva la prima levata di scudi da parte del ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini: "La presenza del crocifisso in classe non significa adesione al cattolicesimo, ma è un simbolo della nostra tradizione".
Il ministro per le Politiche agricole Luca Zaia: "Non posso che schierarmi con tutti coloro, credenti e non, religiosi e non, cristiani e non, che si sentono offesi da una sentenza astratta e fintamente democratica". Il sindaco di Roma Gianni Alemanno si dice "estererrefatto per una sentenza che considero folle". E' cauta, invece, la reazione del Vaticano: "Credo che ci voglia una riflessione, prima di commentare", ha detto padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede.
La scuola di Abano
"Per noi è una novità. Prenderemo visione della sentenza poi la scuola prenderà una decisione": questa la posizione espressa dalla dirigenza della scuola media Vittorino da Feltre, ad Abano, di fronte al pronunciamento della Corte europea dei diritti dell'uomo sulla vicenda dei crocifissi nelle classi.
"Chiaramente - dicono ancora dalla scuola - i figli della signora Soile Lautsi non sono più qui. Speriamo che adesso siano all'Università. In ogni caso abbiamo tenuto sempre ferma la disponibilità alle decisioni di legge che sono state prese sulla vicenda sollevata dalla madre degli alunni". Un iter giudiziario che il consiglio di Stato nel 2006 aveva in qualche modo chiuso con una sentenza che indicava il valore di simbolo del crocifisso anche su un piano di valori civili.
Che pensate? Qual è la vostra opinione? Siete d'accordo con la sentenza della Corte europea e con la signora Lautsi oppure ritenete giusto che il crocifisso sia esposto nelle scuole?
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