Liberati i preti veneti rapiti in Camerun

Da aprile Giampaolo Marta e Gianantonio Allegri erano ostaggi dei guerriglieri islamici insieme a una suora canadese
Di Chiara Roverotto
Don Giampaolo Marta (s) e don Giannantonio Allegri, in una immagine pubblicata sul sito Webdiocesi.chiesacattolica.it. Roma, 5 aprile 2014. ANSA/ INTERNET +++ NO SALES - EDITORIAL USE ONLY +++
Don Giampaolo Marta (s) e don Giannantonio Allegri, in una immagine pubblicata sul sito Webdiocesi.chiesacattolica.it. Roma, 5 aprile 2014. ANSA/ INTERNET +++ NO SALES - EDITORIAL USE ONLY +++

VICENZA. Sono liberi i missionari veneti e la suora canadese sequestrati in Camerun all’inizio di aprile. I vicentini don Giampaolo Marta, 47 anni di Molina di Malo, e don Gianantonio Allegri, 57 anni di Torrebelvicino, insieme alla religiosa Gilberte Bussière, 74 anni, della congregazione di Notre Dame di Montreal, sono tornati in libertà dopo una prigionia durata 57 giorni. Non si sa dove siano stati tenuti in queste settimane, molto probabilmente in Nigeria: le autorità camerunensi attribuiscono il loro sequestro ai terroristi islamici del gruppo Boko Haram, autore di massacri e rapimenti di cristiani, che tuttavia non ha rivendicato il gesto. Si sa, per certo, che sono stati liberati ieri mattina attorno alle 6,30.

Il primo ad apprendere la notizia è stato don Arrigo Grendele, direttore dell’ufficio missionario della Diocesi di Vicenza, informato telefonicamente da alcuni prelati africani. Grendele ha contattato due sacerdoti rimasti in Camerun, don Leopoldo Rossi e don Maurizio Bolzon, ha chiesto una conferma in ambasciata ed alla fine ha avvisato il vescovo Beniamino Pizziol. Verso mezzogiorno l’annuncio ufficiale della sala stampa vaticana, cui è seguito il tweet del premier Matteo Renzi: «Don Giampaolo e don Gianantonio saranno a casa stanotte, bentornati e un abbraccio alle loro comunità e ai loro amici». «Grande gioia e soddisfazione per la riuscita di un'operazione condotta magistralmente, grazie anche alla continua collaborazione tra i nostri servizi di informazione e l'Unità di Crisi della Farnesina», ha fatto eco il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, mentre le campane delle chiese di Vicenza suonavano a festa.

I sacerdoti sono stati rilasciati a Moroua a nord del Paese e poi scortati nella capitale Yaoundè, dove sono stati accolti dall’ambasciatore italiano, Stefano Pontesilli. Lì sono stati raggiunti dagli altri due preti vicentini. Molto dimagriti e provati, sono stati sottoposti ai primi accertamenti medici e già oggi partiranno alla volta di Roma. Un aereo militare, li porterà in Italia, ma prima di arrivare a Vicenza dovranno rispondere alle domande del magistrato della Procura di Roma, Sergio Colaiocco, titolare del fascicolo aperto per sequestro di persone a scopo di terrorismo. L’inchiesta fa seguito a quanto accadde la notte tra il 4 e 5 aprile quando i due preti, che si trovavano nella loro abitazione nella parrocchia di Tchère-Tchkidjèbè, nella diocesi di Moroua- Mokolo, poco prima di mezzanotte vennero assaliti da una decina di uomini a volto scoperto e armati che misero a soqquadro tutte le stanze e poi fuggirono con i sacerdoti e la suora canadese. Da allora il silenzio. I religiosi pare non siano stati rapiti perché cattolici, ma per richiedere un riscatto utile all’acquisto di armi. Un lancio d’agenzia francese sostiene che i negoziati sono stati lunghi e sono durati una settimana nella vicina Nigeria.

Dal Camerun a Vicenza. È emozionato don Arrigo. Non ci si abitua al dolore. Non c’è modo. Ha momenti troppo rarefatti, unici. Ogni giorno bisogna ridosare il fiato per dare a tutti una parola di speranza. Lui, per quasi due mesi, ha intessuto rapporti stretti con i familiari dei sacerdoti rapiti, con le autorità e, soprattutto, con i due preti veneti rimasti nella diocesi di Maroua-Mokolo. «Sono riuscito a vederli pochi minuti all’aeroporto, prima che li portassero in ambasciata», ha raccontato don Leopoldo Rossi «un saluto veloce ma l’importante è stato vederli, saperli liberi e in salute, anche se ovviamente provati».

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