Limena, la cena degli alpini a San Valentino dove si è diffuso il coronavirus

LIMENA. Sono sei, a Limena, le persone risultate positive al virus Covid 19: tutte persone che hanno avuto stretto contatto con il paziente ricoverato da lunedì in gravi condizioni all’ospedale di Padova. Tra loro anche un figlio dell’uomo e la nipotina di otto anni, residenti a Curtarolo. Altre persone sono state probabilmente contagiate nel corso di una cena, organizzata nella sede degli alpini di Limena lo scorso 14 febbraio per festeggiare San Valentino. Sedici gli invitati, almeno sette dei quali risultano positivi al virus.
Di queste quattro risiedono a Limena, di una coppia proveniente da San Giorgio in Bosco, invece, è risultata positiva la moglie, mentre un’altra coppia di Vigodarzere ha manifestato in entrambi i coniugi la positività al virus. Infine di un altro uomo di Curtarolo, che si è sottoposto al tampone faringeo ieri, non si conosce ancora l’esito. Tutte persone positive al virus, quindi, ma asintomatiche: al momento nessuna di loro presenta sintomi da raffreddamento, tosse o malessere in generale. Dovranno rimanere comunque in isolamento domiciliare fiduciario per le prossime due settimane. Potrebbero quindi essere stati contagiati in precedenza oppure la sera di San Valentino dal paziente che si trova ricoverato a Padova, l’imprenditore sessantottenne di Limena loro commensale, che lunedì scorso, dopo giorni di febbre e malessere, si era recato dal proprio medico al distretto sanitario e lì si è sentito male.
Soccorso immediatamente, le sue condizioni erano apparse subito gravi, tanto che i sanitari lo avevano intubato e trasportato in Rianimazione a Padova, dove è tutt’oggi ricoverato, in condizioni gravi ma stabili. «Con alcune coppie di amici avevamo organizzato una cena per festeggiare San Valentino» racconta il capogruppo Alpini di Limena, Gastone Forese, «nella nostra sede di Limena, denominata la baita alpina, in via Fratelli Cervi. Era presente anche il paziente ricoverato, che ci ha raccontato di avere un fastidioso dolore all’inguine, che lo tormentava da qualche giorno. Al pronto soccorso gli avevano detto che forse era uno stiramento inguinale: non era raffreddato, non aveva tosse, nulla. Alcuni giorni addietro, per lavoro, era stato alla fiera a Pordenone: chi pensava mai a questo virus?».
Forese lo ha risentito telefonicamente otto giorni dopo: l’uomo stava malissimo, ha raccontato di avere la febbre alta, dolori e malesseri vari. Si pensava all’influenza. «Quando invece è scattata l’emergenza, ho pensato che eravamo stati assieme» prosegue Forese «e ho quindi radunato le famiglie presenti alla cena e siamo riusciti a fare il tampone. Alcuni di noi sono risultati positivi, altri, come me e mia moglie, ad esempio, siamo negativi. Dispiace tantissimo, anche perché in paese molti additano gli alpini come colpevoli: l’altro ieri sono andato in ferramenta e mi hanno urlato di stare fermo e distante perché infetto. Io invece sono sanissimo: ma cosa pensano? Che abbiamo organizzato una cena per far ammalare la gente? Inaudito. Speriamo invece che passi tutto in fretta e che il mio caro amico si rimetta in fretta: per me è come un fratello».
Al test sono risultati positivi anche la moglie dell’uomo ricoverato, un figlio e la figlia dell’altro suo figlio: la piccina, di otto anni, frequenta la scuola a Limena, ma vive con i genitori e la sorellina (tutti negativi al test) a Curtarolo, il cui sindaco, Martina Rocchio, dichiara che sono in corso delle indagini per individuare i responsabili della diffusione delle informazioni personali, tra cui nome e cognome, età e indirizzo della minore, circolate in rete. «Non le ho diffuse io» assicura il sindaco «e anzi ho sporto denuncia per fare chiarezza. Rassicuro poi i miei concittadini: trattandosi di casi isolati, manteniamo le misure di contenimento già in essere».
Anche Nicola Pettenuzzo, sindaco di San Giorgio in Bosco, dove si trova in isolamento la donna di 56 anni presente alla cena di San Valentino, rassicura che la signora sta bene e non presenta sintomi. Lavora in una stireria di San Giorgio in Bosco che potrebbe venire chiusa per precauzione. —
(hanno collaborato Silvia Bergamin e Martin Mazzaro)
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