Lite e querele tra i top manager di Zaia

Scontro in giunta tra Baggio e Caramel: emerge un retroscena di lettere anonime e veleni riguardanti i premi e le promozioni del personale
Tiziano Baggio
Tiziano Baggio

VENEZIA. Corvi, scambi di querele, lettere anonime: l’ultimo scorcio della legislatura veneta riserva una coda avvelenata che coinvolge il vertice manageriale dell’amministrazione di Palazzo Balbi nelle figure di Tiziano Baggio, il segretario generale alla programmazione, e Mario Caramel, il segretario della Giunta a capo dell’Avvocatura regionale. Legati entrambi da un rapporto «fiduciario» con il governatore leghista.

I fatti. In mattinata Luca Zaia riunisce l’esecutivo per una riunione di routine. All’ordine del giorno di una maggioranza ormai dissolta (dove gli zaiani si ritrovano minoritari a fronte dei tosiani e degli alfaniani) ci sono alcune delibere, in larga parte condivise, liquidate senza troppe discussioni perché la campagna elettorale incombe. Prima di sciogliere le righe, però, il governatore si rivolge alla giunta: «Il dottor Baggio ha chiesto di intervenire, gli cedo la parola». Circostanza non usuale, accentuata dai toni del dirigente, che evoca uno scenario torbido di lettere anonime e delazioni volte a screditarlo sul piano professionale e personale.

L’allusione corre a «voci diffamatorie» sui criteri premiali adottati nei confronti del personale (e ai relativi punteggi assegnati dalla commissione dove Baggio ha voce in capitolo) ma anche alle progressioni di carriera che avrebbero favorito determinati funzionari a scapito di altri. Un’escalation di indignazione, quella di Baggio, che culmina in un j’accuse nei confronti del “collega” Caramel, evidentemente ritenuto ispiratore o almeno partecipe della campagna denigratoria: «Ti querelo», le parole irate del manager, alle quali Caramel, visibilmente sconcertato, replicherà pochi minuti dopo, adombrando - da avvocato qual è - una controdenuncia: «Fai pure, ho un sacco di argomenti a mio favore, finirà che con il risarcimento mi comprerò casa a Venezia».


L’«outing» fuori programma lascia letteralmente di stucco i politici, che si rivolgono sguardi allibili senza proferire verbo finché il vicepresidente Marino Zorzato rompe un silenzio divenuto assordante e si rivolge a Zaia: «In queste condizioni mi sembra inopportuno riconvocare la giunta, vengono meno i requisiti di serenità da parte di dei più alti funzionari chiamati a garantire la correttezza dell’azione amministrativa». Cenni di assenso qua e là mentre il governatore prende tempo: «Mi riservo di parlare con gli interessati e capire bene cos’è successo, la seduta è aggiornata».

Già, cos’è accaduto? Da tempo il tam tam del Balbi segnalava un infittirsi di scritti anonimi («Riempiono un armadio, se alludono a fatti di rilevanza penale li trasmettiamo all’istante alla magistratura», spiegò a suo tempo lo stesso Zaia) e la tensione serpeggiante tra i conterranei del governatore trevigiano - Baggio è di Castelfranco, Caramel di San Biagio di Callalta - non costituiva mistero. Nessuno però pronosticava una resa dei conti così plateale, le cui conseguenze - al momento - sono imprevedibili.

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