Lo scandalo delle tangenziali di PadovaBuche, voragini e dossi poco segnalati
Tangenziali scandalose. In attesa che prenda forma il Grande raccordo anulare, per ora solo un progetto, i padovani fanno i conti con decine di buche, in alcuni casi di vere e proprie voragini, che possono «ospitare» anche un casco da motociclista, e dossi spesso malamente segnalati. Le situazioni più critiche in corso Kennedy, corso Esperanto, corso Primo Maggio e corso Boston

E’ scandalo tangenziali. In attesa che il «Grande raccordo anulare» prenda forma, automobilisti, ma sopratutto motociclisti e scooteristi, hanno altro a cui pensare: per esempio, come restare vivi ogni volta che transitano lungo le tangenziali di Padova. Corso Kennedy, corso Esperanto e corso Primo Maggio sono - senza esagerare - un disastro. Voragini e cunette sua sulla corsia normale che su quella di sorpasso. Che si provenga da corso Argentina per andare in corso Boston (o per imboccare l’A13 a Padova sud), o che si corra sulla corsia opposta verso nord, chi transita deve fare molta attenzione alle voragini che incontra. La corsia nord è messa peggio di quella sud, ma ciò poco consola. Se nessuno si è ancora ammazzato è probabilmente per un puro caso. Così sembra. In questi giorni si parla tanto di «pacchetto sicurezza»: ma la sicurezza sulle strade non è stata prevista. Il governo ha inasprito giustamente le sanzioni per chi guida sotto gli effetti di alcol, ma nessuno chiede che le infrastrutture siano prima di tutto efficienti.
Con la «porta di Padova» al casello di Ponte di Brenta è stato completato l’anello delle tangenziali attorno alla città. Un’opera necessaria per decongestionare il traffico. Tuttavia la scarsa manutenzione ha reso parte delle tangenziali pericolosissime. Già, perché se corso Australia e corso Boston (strade di competenza diretta di Veneto Strade), sono praticabili, non così si può dire del tratto corso Primo Maggio-Esperanto-Kennedy (Comune e Provincia hanno affidato tre anni fa la manutenzione di queste strade a Veneto Strade, concorrendo nella spesa). Decine di buche e voragini (in una sulla corsia di sorpasso verso nord all’altezza dell’uscita 10 ci sta dentro un casco jet da moto) si susseguono una all’altra rendendo il tratto un percorso ad ostacoli. Con due aggravanti: la velocità consentita è di 90 chilometri orari. Dossi e voragini sono scarsamente segnalati lungo la tratta.
L’idea sarebbe quella di contare tutte le voragini e le buche. Contarle e stilare una classifica del tratto peggiore (che sembra ad occhio corso Esperanto): ma è impossibile. Perché non tutte sono visibili, se non nel momento in cui le si supera. Camminare lungo le tangenziali, tra l’altro, è vietato dal codice della strada. Non resta che percorrere la strada in moto. All’altezza dell’uscita 10 in direzione nord, lo sconforto è totale. In corsia di sorpasso c’è una buca che può contenere un casco. Mentre il fotografo scatta per immortalare lo scandalo, un motociclista si ferma. Chiede: che sta fotografando? Guarda il casco ed esclama un «maedeti» contro tutti e nessuno. Poi alza il pollice e se ne va. E non ha visto tutto: ci sono buche profonde anche dieci centimetri, altre larghe più di trenta. Per chi transita in moto è obbligatori tenere saldo il manubrio. Altrimenti addio. Molti lo sanno: di notte, col buio le buche si «sentono e basta». E non è un bel sentire.
Lo scandalo sta nel fatto che ogni giorno transitano lungo le tangenziali centinaia e centinaia di auto e moto. Tutta gente che la mattina raggiunge il posto di lavoro e la sera torna a casa. Ma nonostante questo, nessuno si preoccupa della loro incolumità. La manutenzione del tratto sotto accusa è affidata a Veneto Strade, società partecipata (costituita nel dicembre del 2001) dalla Regione (che ne detiene il 30%), dalle sette amministrazioni provinciali (per il 50%) e dalle quattro società autostradali con interessi economici fra Padova e Venezia. Manutenzione - dicono - già programmata. Forse aspettano che muoia qualcuno.
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