Lo show a Venezia del Pibe de Oro «Fu una partita indimenticabile»
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«Ho un ricordo indelebile di Maradona per la partita di futebol de salao al palasport Arsenale. Un campione, che venne a dare spettacolo per fare beneficenza senza chiedere nulla in cambio».
Beniamino Piro, presidenza dell’agenzia di sviluppo per Venezia, il 15 febbraio 1988, era un giovane redattore sportivo. Aveva la stessa età del “Pibe de Oro” (27), ma grazie alle sue grandi conoscenze nell’ambito calcistico, riuscì a fare il colpaccio portando a Venezia il più grande calciatore di tutti i tempi: «Moggi mi aveva detto», continua Piro, organizzatore dell’evento, «che Diego non sarebbe sicuramente venuto, ma non mi persi d’animo. Grazie all’aiuto dell’ex presidente del Venezia, Maurizio Zamparini, sono riuscito ad avere un aereo privato da far arrivare a mezzogiorno a Capodichino. Andai alle 13 a Tessera ad aspettare Maradona. Avevo paura che avesse cambiato idea e che, al suo posto, scendessero dall’aereo i suoi compagni di squadra, Careca, Di Napoli e Giordano. Invece, vidi apparire Diego: gli chiesi subito dove fossero i suoi compagni e mi rispose candidamente se non se gli non bastasse lui per la partita».
Piro racconta tanti altri aneddoti: «Il calcetto dei campioni si disputava sempre il lunedì di Carnevale», continua il presidente dell’agenzia di sviluppo per Venezia, «Maradona era alloggiato al Bauer, andai a prenderlo e lo portai in Piazza San Marco a vedere le maschere. In qualsiasi altra città sarebbe stato assediato dai tifosi, invece a Venezia tutti pensarono che fosse una maschera, travestita da Maradona. E così, da coetanei, abbiamo potuto tranquillamente passeggiare per Venezia senza che nessuno ci disturbasse».
Un altro episodio racconta il personaggio Maradona: «A un certo punto vidi», è sempre Piro che parla, «che Maradona teneva fra le mani un beauty. Pensavo che avesse dei profumi o dei bagnoschiuma, ma, a un certo punto, mi sono accorto che aveva dentro solo i suoi scarpini della Puma. Alle sette di sera mi sono dovuto, quindi, attivare per fargli trovare un accappatoio, le infradito, bagnoschiuma e tutto quanto necessario per permettergli di farsi una doccia dopo la partita».
Quando è entrato all’Arsenale, il capitano del Napoli ha iniziato a dare spettacolo: «Il riscaldamento è stato uno show con Diego a palleggiare, da una spalla all’altra, con il pallone de futebol de salao. E poi la partita: Maradona era nella squadra degli stranieri, guidata da Helenio Herrera, volle giocare tutti e 40 i minuti e fece numeri da circo. Ovviamente vinse alla grande contro gli italiani guidati in panchina da Arrigo Sacchi, suo rivale nella corsa per lo scudetto. In quella squadra giocavano anche i suo compagni di squadra Carnevale e Giuliani. Il tecnico del Milan, a un certo punto, chiese perché Diego non rifiatasse un po’ in panchina, ma Diego era fatto così: quando vedeva qualsiasi cosa rotolare per terra non voleva smettere di divertirsi. Lui e la palla erano un tutt’uno: la partita di calcetto dei campioni l’aveva interpretata come una finale di Champions League e alla fine la vinse».
Per Piro, comunque, non fu l’ultima volta che vide il campione argentino: «Andai spesso al seguito della nazionale argentina, ai mondiali del 1994 negli Stati Uniti», continua il presidente dell’agenzia di sviluppo per Venezia, «e a Napoli. Eravamo coetanei e rimanemmo sempre in buoni rapporti, oserei dire che divenne quasi una amicizia. Mercoledì, quando ho appreso la notizia, mi sono profondamente commosso. Non avremo più uno come lui: è inarrivabile ed eterno». —
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