M9, partenza lenta e divisioni dietro l’addio di Zingarelli
MESTRE. Chi si aspettava una uscita di scena di Valerio Zingarelli, con polemiche o assenze di peso, è rimasto sorpreso. Ieri l’amministratore delegato di Polymnia, la società della Fondazione di Venezia che ha condotto in porto il museo M9 nei tempi stabiliti, era a fare gli onori di casa nello spazio M-Children. Confermando la sua fama di super manager di ferro, ha aperto una conferenza stampa con un breve discorso. Poi, alla fine, ha imboccato la porta d’ingresso, schivando con passo le domande .
L’unica frase da leggere tra le righe è a fine discorso. «Mi metterò a giocare con questi robot», ha detto. Ma tutti sanno che sulla piazza un nome come quello di Zingarelli, che ha lavorato alla Rai con Gubitosi, e ha nel curriculum le più grandi aziende di telecomunicazioni, telefonia e tecnologia, non rimarrà a riposo.
«Su M9 la Fondazione crede e lavora. Lasciamo sedimentare queste giornate e poi ne riparliamo perché le scelte sono in divenire», dice Amerigo Restucci, consigliere della Fondazione e di Polymnia. Non commenta il direttore del museo M9, Marco Biscione. Resta la comunicazione ufficiale della Fondazione con cui le dimissioni di Zingarelli, nell’aria da giorni, sono state confermate e accolte dal presidente Brunello. Dietro le parole gentili, pare esserci una diversità di vedute sulle scelte di governance del distretto museale.
La Fondazione di Venezia ha spostato il controllo dei contenuti del museo da Polymnia alla Fondazione M9, nata la scorsa estate e collegata a filo diretto al direttore del museo e con il suo staff, rinforzato. Polymnia, ribattezzata M9 district, assume un ruolo diverso: dopo essere stata la società che ha condotto in porto il cantiere, avrà il compito di gestire i fitti e occuparsi dell’area retail e di eventi collegati al mondo delle aziende. Una parte del personale passa alla FM9. La divisione dei compiti, forse, ha rappresentato per Zingarelli il passaggio ad una posizione defilata e non di prima fila. Da qui l’addio.
Ma la porta per lui resta socchiusa, visto che all’ingegnere elettronico Brunello conferma di avere «offerto un’importante consulenza nel settore multimediale e tecnologico, convinto della sua grande competenza. Non mi aspetto risposte immediate ma vorrei che accettasse». Il presidente ribadisce: «Mi dispiace ma non credo affatto ci sia stato un problema di governance. Della Fondazione M9 si sapeva da tempo, mica da oggi. Evidentemente c’è stata diversità di vedute». Forse ha pesatola partenza sotto tono dell’area retail con il chiostro che non decolla perché le attività inserite non sono innovative per un centro mestrino, commercialmente asfittico. E pesano le voci di aziende richiamate nel distretto solo da fortissimi sconti nel primo anno di affitto. Migliaia di euro al mese di fitto non sono alla portata di tutti.
«Non ho mai fatto pesare nulla né ho fatto critiche. So bene che se si affida una responsabilità a una persona gli va dato tempo», precisa Brunello.
Il successore sarà individuato entro il 16 marzo quando l’assemblea di Polymnia voterà il bilancio. —
Mitia Chiarin
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