Massimo Barbiero morto in un burrone
Il missionario laico di Fossò è stato trovato dalla protezione civile del Venezuela

FOSSO’. Massimo Barbiero è stato ritrovato morto assieme al volontario Simone Montesso in un burrone lungo il percorso della teleferica che porta nell’alta montagna circostante la città di Merida. Il corpo del 37enne missionario laico di Fossò dell’associazione Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi, scomparso da sette giorni, è stato trovato dagli uomini della Protezione civile venezuelana ieri mattina, dopo che le ricerche si erano concentrate sull’impianto che si estende sull’area del parco nazionale della Sierra Nevada de Merida, e che con i suoi 4765 metri sul livello del mare è il più alto del mondo. Massimo Barbiero e Simone Montesso, 23 anni di Bolzano, sono scivolati in un burrone della cordigliera andina martedì 6, lo stesso giorno della scomparsa.
Ieri sera alle 18 i carabinieri della stazione di Vigonovo hanno suonato al civico 59 di via Fogarine a Fossò notificando alla famiglia Barbiero il tragico evento. La notizia ha fatto subito il giro del paese e l’intera comunità si è stretta attorno a papà Alessandro, mamma Giuseppina e ai fratelli Giulio, Diego, Ruggero e le sorelle Alessia e Luisa. Claudio, il fratello minore di Massimo, ha appreso della tragica scomparsa solo in tarda serata quando è giunto in Venezuela dopo un volo carico di speranza di dodici ore. «L’ipotesi che fossero stati rapiti - racconta Ruggero - ci era subito apparsa la migliore rispetto a quella più tragica della disgrazia. Purtroppo non è stato così».
Massimo Barbiero e Simone Montesso erano scomparsi in un’area di montagna di Santa Rosa de La Hechicera, a Merida in Venezuela. Dei due uomini non si avevano più notizie dalla mattina di martedì quando avevano comunicato alla responsabile della comunità di Milla a Merida, Ines Meggiolaro, dove i due operano con bambini abbandonati e diversamente abili, che sarebbero andati a fare una passeggiata in montagna dove si rifugiavano alcuni senza fissa dimora del posto, vicino al confine con la Colombia. Dopo l’ultimo sms inviato alle 9.30 a Simone dalla mamma, i loro telefoni cellulari sono risultati irraggiungibili per tutti i sei giorni.
Il giorno della scomparsa i due uomini avevano deciso di prendere la teleferica che parte da Barinites di Merida (1.557 metri) e arriva a Pico Espejo ma che a causa del cattivo stato di manutenzione si ferma alla prima delle 5 stazioni, cioè a La Montana (2.406). Gli operai addetti alla manutenzione dell’impianto li avevano visti e verso le 14 li avevano invitati a scendere con loro ma i due uomini avrebbero risposto che proseguivano a piedi. Ben presto la giornata di sole si è però trasformata in una pioggia torrenziale che ha sorpreso Massimo e Simone mentre erano in viaggio privi di equipaggiamento per la montagna. Nella giornata di lunedì Massimo e Simone sono stati riconosciuti attraverso l’identikit, che gli uomini della Protezione civile venezuelana stavano facendo circolare, dagli operai della teleferica.
Le ricerche si sono concentrate sull’area del parco nazionale della Sierra Nevada de Merida. A quel punto non c’è voluto molto per gli uomini della Protezione civile a trovare i corpi privi vita di Massimo e Simone che sono stati identificati in fondo al crepaccio grazie ai loro indumenti. Sarà eseguita l’autopsia, che chiarirà le cause della morte.
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