Mattarella: «La Ue non ci lasci soli nell’emergenza per i migranti»

dall'inviato Albino Salmaso
verona. «Le migrazioni sono un fenomeno storico dell’umanità e l’Italia ha chiesto, con governi di diverso orientamento, che l’Unione europea assuma in maniera concreta nella sua dimensione continentale questo fenomeno, che non va ignorato ma affrontato». Sergio Mattarella lancia il suo messaggio dall’università di Verona, nel cuore del Nordest che guarda alla Germania come modello di sviluppo e vota Lega, ma ha accolto 500 mila stranieri nell’arco di vent’anni. Il rettore Nicola Sartor, economista ed ex sottosegretario nel governo dell’Ulivo nel 2006, ha scelto il tema che scotta per inaugurare l’anno accademico: “Il migrante e il diritto di asilo” e l’ha affidato a Maria Caterina Baruffi, docente di diritto internazionale, che ne parla con coraggio e pacatezza. Il suo appello è netto: «Gli screzi di confine tra l’Italia e la Francia, la Croazia e la Slovenia e le levate di scudi dell’Austria sulla distribuzione dei migranti non devono far affiorare la disgregazione che ha segnato la storia dell’Europa» dice la Baruffi. La critica all’accordo di Dublino è netta perché il principio che obbliga il Paese di primo ingresso ad accogliere e ad esaminare le richieste d’asilo dei migranti, ha messo in croce solo l’Italia, la Grecia e la Spagna. «Le conclusioni del consiglio europeo di Salisburgo del 17-18 ottobre scorso confermano la paralisi e la richiesta italiana di maggiore sussidiarietà non ha trovato risposte concrete. Quei 10 punti dell’European multilevel strategy for migration, sono rimasti sulla carta. E il prevedibile fallimento del Global Compact sulle migrazioni convocato a Marrakech segna il tramonto della capacità delle Nazioni Unite di rispondere al fenomeno migratorio lasciando l’ Europa sola a decidere», spiega la Baruffi.
La storia dell’umanità si snoda attorno al filo delle migrazioni, da Eschilo che ne parla nel 463 a.C., alla vita dei fondatori delle religioni monoteistiche: la fuga della Sacra Famiglia dalla Palestina in Egitto per salvarsi da Erode, e poi l’Egira con Maometto che scappa a Medina. L’analisi di Caterina Baruffi intreccia la cultura giuridica con quella sociale e il presidente della Repubblica non si sottrae alla sfida. Sale sul palco tra gli applausi e parla 10 minuti con un messaggio netto a Bruxelles e anche a Roma, visto che Lega e M5S sono divisi sulla partecipazione dell’Italia al summit dell’Onu. Salvini non ne vuol sapere, Di Maio invece prende tempo: «Sarà il Parlamento a decidere la posizione dell’Italia sul Global Contract», dice il leader M5S.
Mattarella raccoglie anche il grido di dolore del rettore Nicola Sartor, che protesta per i tagli ai fondi di ricerca e al personale: 62 docenti sono andati in pensione e il Miur non ha bandito i concorsi per sostituirli. Poi il presidente lancia il suo appello a Lega e M5S perché leggano il dossier Onu sul Global Compact prima di esprimere giudizi: «Lo spirito critico è quello che induce, quando si tratta di un documento interno o internazionale, a leggerlo e a esaminarlo prima di formulare un parere, perché non si esprimono opinioni per sentito dire». Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale e leader autorevole della Lega veneta, applaude convinto quando il capo dello Stato afferma che «ogni occasione, ogni strumento e ogni documento che richiami alla responsabilità di tutti gli Stati, è prezioso: bisogna evitare che questa emergenza gravi solo su alcuni Paesi», in primis l’Italia e poi la Grecia.
L’immigrazione «è un fenomeno strutturale e costituisce una delle grandi sfide che si presentano all'Unione europea e a tutto il mondo, è un'esigenza che richiama alla responsabilità comune». Il presidente della Repubblica tesse anche l’elogio dello «spirito critico legato allo studio universitario, elemento indispensabile in qualunque democrazia, indicato come modello nella nostra Costituzione». E poi con una battuta spiega che il rettore Nicola Sartor fa bene a «far uscire la cultura dall'ateneo, a portarla ovunque, anche nelle osterie pur di diffonderla, perché questo è il ruolo della cultura».
A mezzogiorno, dopo aver salutato il sindaco Federico Sboarina, Mattarella visita il reparto di Neuropsichiatria Infantile dell'Azienda universitaria. I 25 bambini in cura nel centro regionale per l'autismo lo accolgono con un coro di applausi e lui si commuove, abbraccia una ragazzina e la coccola mentre riceve un album con i disegni e i fumetti. Cristina Bosio e il professor Leonardo Zoccante ricordano che sono più di 700 i ragazzi affetti dalla sindrome autistica e Verona rappresenta un esempio di perfetta «sinergia tra pubblico e privato, una bella collaborazione che coinvolge il personale medico, le famiglie, le associazioni e le istituzioni». Alle 13, Mattarella sale in auto per raggiungere Firenze, ma il messaggio è chiaro: l’Italia non potrà mai fermare l’ondata migratoria da sola e il Governo Conte lo deve dire ad alta voce alla conferenza dell’Onu a Marrakech. —
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