Maxi buco Green Project: nel magazzino 852 phon
La perizia sulle proprietà della società al centro dell’inchiesta per truffa allo Stato. Nel deposito poco materiale: condizionatori e valvole. Tutto vale 55 mila euro

Una fila di settantasei creditori. Un passivo registrato dal tribunale da 29.529.293 euro. La Guardia di Finanza che ha messo nero su bianco atti di accusa per un giro di affari illeciti da 35 milioni di euro. Sono i tre numeri principali dello scandalo Green Project Agency. A questi ora se ne aggiunge un altro, incredibile: 55 mila euro.
A tanto – o per meglio dire: a così poco – ammonta il valore dell’intero magazzino della società mestrina che con il suo titolare Tommaso Giuliano è al centro dell’inchiesta per truffa ai danni dello Stato.
La perizia
È stata fatta a marzo, quando ancora aleggiava la possibilità di un tentativo di salvataggio dell’azienda da parte della Pluto, società che – si scopre ora – è stata invece estromessa dal piano di recupero in corso d’opera, pare per decisione della stessa Green Project, affidatasi ad altro soggetto ma poi schiantatasi nell’istanza di fallimento presentata dai dipendenti.
Per un’azienda che operava in tutta Italia e che vantava centinaia e centinaia di contratti di fornitura di energia e impianti per la riqualificazione energetica ci si sarebbero aspettati fogli di ciclostile; invece la perizia conta un elenco di materiali per appena tre pagine in cui il maggior numero di colli è costituito da phon. Asciugacapelli marca FkF. Nel magazzino della Green Project ce n’erano ben 852. Valore totale della merce 3.400 euro circa, incredibilmente il terzo collo per valore secondo la perizia di tutto quanto c’era nel magazzino della Green Project Agency.
Al primo posto non climatizzatori, impianti di domotica o chissà che ma un pacchetto da 48 biciclette elettriche stimato circa 25 mila euro. Erano gli omaggi, quelli che in alcuni casi – alcune biciclette – sono stati inviati a casa di alcuni dei clienti della società senza essere sta richiesti ma soprattutto senza che i clienti avessero ottenuto nulla di quanto stabilito dal contratto, tranne le rate da pagare.
Un’immagine simbolo di una gestione quantomeno confusionaria degli affari della società che oggi nella lista dei 76 creditori conta parecchi ex dipendenti e agenti, oltre che fornitori, enti e società sportive.
Il materiale di lavoro
Tolti phon e biciclette, nei cartoni ritrovati nel deposito c’era sì la merce di lavoro, ma poca, pochissima, e soprattutto per un valore pressoché irrisorio di circa 25 mila euro. C’erano circa 700 valvole termostatiche dal valore di 4-5 euro ciascuna; oltre 1.500 raccordi di tubo di vario genere e varia pezzatura per un valore complessivo di 700 euro circa.
Climatizzatori? Undici, di cui uno da 4.600 euro di valore di stima (il secondo collo più prezioso dell’intero magazzino), uno da 3.200 euro, un altro da 1.100 circa, gli altri da cento euro e meno. A chiudere l’elenco, oltre ad una serie di pezzi di ricambio e caldaie, 17 telefonini di vario genere, 11 computer e diversi monitor, tutti usati. In tutto 650 euro di valore.
L’asta e la procura
Il prossimo passaggio, una volta sancito l’elenco delle rimanenze e una volta stabiliti i tempi della procedura civile di liquidazione giudiziale, il destino di questo materiale sarà l’asta. Ma il passaggio più atteso è sempre quello della Procura di Venezia che ha l’atto di chiusura indagini della Finanza datato settembre 2024. Alla finestra centinaia di clienti veneti e di tutta Italia che oggi si trovano nei guai tra contratti beffa e cassetti fiscali impegnati ingiustamente.
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova