Maxi evasione da un milione di euro, a processo il titolare dell'Harry's Bar Arrigo Cipriani

VENEZIA. Arrigo Cipriani a processo. A portarlo sul banco degli imputati, dei guai con l’Erario che lo accusa di non aver versato nei tempi previsti, relativamente agli anni 2013 e 2014, le ritenute alla fonte per la Cipriani Srl, per quasi un milione di euro complessivi.
Ieri si doveva tenere la prima udienza del processo davanti al giudice Andrea Battistuzzi. Ma lo sciopero degli avvocati ha fatto slittare l’udienza a giugno. Il noto ristoratore non si perde certo d’animo ed è pronto a difendersi su tutto il fronte. Lo tutela l’avvocato trevigiano Piero Barolo.
L’accusa è di non aver versato rispettivamente 524mila euro nel 2013 e 452 mila l’anno successivo. O meglio di non averlo fatto nei termini previsti, in quanto Cipriani aveva trovato l’accordo con l’Agenzia delle Entrate per rateizzare i versamenti del dovuto.
In quei due anni la Cipriani Srl aveva avuto problemi di liquidità. Successivamente l’imprenditore-ristoratore aveva deciso di trovare (e ha trovato) un accordo con lo Stato. Ma la stessa legge prevede, però, che se l’evasione fiscale accertata risulta superiore a una certa cifra la vicenda si trasferisca in Tribunale dove chi non ha versato nei tempi indicati deve risponderne.
«Si è trattato di un momento di crisi per carenza di liquidità, che ha portato al mancato versamento delle ritenute. Poi si è ripreso e ha fatto un piano di rientro con rateizzazione con l’Agenzia delle Entrate».
Di sicuro Arrigo Cipriani non si è perso d’animo e non è turbato per la vicenda fiscale-giudiziaria, certo di poter assolutamente dimostrare la sua buona fede.
«In questo periodo la cosa importante è stare bene. Della salute non mi lamento e per il resto si trova sempre una soluzione», esordisce al telefono Cipriani. «La vicenda processuale sarà chiarita, il giudice capirà che non abbiamo fatto nessun sotterfugio. In quel momento avevamo problemi seri di liquidità e le banche certo non ti prestano soldi. Bisogna capire che noi abbiamo parecchio personale e che i costi sono elevati – continua ancora Cipriani –. Quando ci siamo ripresi abbiamo immediatamente cercato un accordo con l’Agenzia delle Entrate, trovandolo, per rateizzare quanto dobbiamo versare. Ma lo stesso Stato che da una parte ti dà questa possibilità dall’altra dice che se superi una certa cifra vai a processo. Per me è una contraddizione bella e buona. Comunque se non ci fosse stata la pandemia, avrei già finito di pagare. Sono certo, poi, di riuscire a dimostrare che non abbiamo fatto nulla di nascosto. Sarà un altro processo che finirà nel nulla. Certo capita in un momento non facile come quello che tutte le aziende stanno attraversando. Qui in Europa le cose non stanno andando bene. Siamo contenti della ripresa che registriamo in Medio Oriente. Anche negli Stati Uniti le cose si stanno smuovendo e questo ci fa ben sperare». —
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