Melanoma, nel Veneto 1.400 casi ogni anno
Gli specialisti dell'Istituto oncologico veneto (Iov) di Padova: «È il sesto tumore più frequente». Rossi: «Nel 70 per cento dei casi viene asportato al primo stadio: la prevenzione è fondamentale»

Il professor Carlo Riccardo Rossi, ultimo a destra, con l’équipe Melanoma dello Iov
PADOVA. Incontrastato simbolo di bellezza e vanità, che porta all’apice della sensualità un tratto del volto o un particolare del corpo, ma anche latente minaccia di malattia. Belli e dannati i nei che possono diventare melanomi, ovvero tumori maligni della pelle. Solo in Veneto si registrano 1.400 nuovi casi l’anno con un trend in aumento. La prevenzione è la prima arma da sfoderare contro il melanoma ed è grazie alla diagnosi precoce che oggi il 70% dei melanomi viene asportato al primo stadio, quando il neo è superficiale e ancora innocuo. E di prevenzione non si può non parlare dato l’arrivo dell’estate e la voglia di tintarella che la stagione del solleone porta con sé. Nell’Istituto oncologico veneto di Padova l’Unità complessa Melanomi, Sarcomi e Tumori del peritoneo è diretta dal professor Carlo Riccardo Rossi. L’Unità è punto di riferimento per l’intera regione e punto di snodo di una rete di servizi sul territorio in collaborazione con i medici di Medicina generale.
Cos’è il melanoma
Ilmelanoma è un neo che nasce negli strati superficiali della pelle e tende poi ad approfondirsi: «Le sue cellule impazziscono e si moltiplicano» sottolinea Rossi, «e più profondo è il neo, più pericoloso è perché va a contatto con i vasi sanguigni del derma da dove può originare la metastasi. A seconda del livello di profondità il melanoma viene classificato in 5 stadi».

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L’incidenza
PADOVA. «Il melanoma è il sesto tumore più frequente in Veneto» esordisce il professor Rossi, «e negli uomini sotto i 50 anni è al primo posto, con un incidenza del 15,2%, che scende all’11,1 nelle donne, per le quali è il terzo tumore più frequente in quella fascia di età. L’incidenza è in aumento: nel 2030 avremo almeno duemila casi l’anno». Nei bambini è molto raro, con un caso ogni due milioni di abitanti. Inizia a comparire dopo la pubertà e dai 18 anni l’incidenza aumenta fino ai 60 quando c’è il picco maggiore».
Fattori di rischio
Il rapporto di causa ed effetto tra le scottature e i melanomi è assodata: «L’unica correlazione dimostrata come fattore epidemiologico con l’insorgenza di melanomi» conferma Rossi, «sono le ustioni in giovane età, le scottature determinate da esposizioni al sole brevi e intense». Ma ci sono altri fattori di rischio. Innanzitutto c’è una piccola percentuale di melanomi - dal 5 all’8% sul totale - di origine ereditaria. «Allo Iov abbiamo un ambulatorio dedicato al melanoma ereditario dove si può rivolgere chi abbia almeno due familiari di primo grado con un precedente. In questo caso il melanoma viene identificato con un esame genetico». Altri fattori di rischio da tenere in considerazione sono i capelli rosso-biondi, la carnagione chiara e la difficoltà ad abbronzarsi, ma anche la presenza di uno o più nei di forma irregolare e più grandi di mezzo centimetro, la presenza di un elevato numero di nei e uno o più nei congeniti grandi.

La prevenzione
La prevenzione inizia sotto il sole, evitando di esporsi dalle 11 alle 16, fascia di picco dei raggi Uvb e usando la crema solare. «Vanno evitate le lampade abbronzanti» avverte Rossi, «che come fattore di rischio per il melanoma l’Oms ha messo sullo stesso livello delle sigarette per il tumore al polmone». Queste indicazioni attengono alla prevenzione primaria. Il fulcro della prevenzione secondaria è invece la diagnosi precoce. «Così come le donne hanno imparato a palparsi il seno per monitorare l’eventuale insorgenza di noduli, così i soggetti a rischio melanoma dovrebbero controllare ogni 4 mesi la loro pelle, identificare i nei e monitorarne eventuali mutazioni» suggerisce il medico, «nell’uomo i melanomi compaiono più spesso nel tronco, nelle donne negli arti inferiori». Indicativi sono la forma irregolare, la colorazione disomogenea , le dimensioni oltre i 5 millimetri.
Come intervenire
«Quando si sospetta di avere un melanoma si deve andare dal proprio medico che prescriverà la visita dermatologica» l’indicazione del direttore sanitario dello Iov, Maria Giuseppina Bonavina, «il neo verrà asportato chirurgicamente e più precoce è la diagnosi, più efficace sarà l’intervento. Se il melanoma è in fase avanzata, dopo l’asportazione bisognerà effettuare anche terapie oncologiche. Un melanoma al primo stadio ha una sopravvivenza a cinque anni del 97%. Allo Iov eseguiamo 24 mila prestazioni ambulatoriali per il melanoma e circa 415 ricoveri, tra ordinari e day hospital. Gli interventi per l’asportazione - limitatamente a quelli al primo stadio senza complicanze - sono stati ridotti nel periodo di emergenza sanitaria legata al Covid 19» rileva la direttrice, «stiamo cercando di recuperare per ridurre i tempi di attesa e tornare sotto il mese».
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