Melegatti, rischio fallimento più vicino

Tempo scaduto e in Tribunale non arriva nessun piano di rilancio: anche Hausbrandt getta la spugna
L'azienda Melegatti a Verona, 4 ottobre 2017 ANSA
L'azienda Melegatti a Verona, 4 ottobre 2017 ANSA

VERONA. Tempo scaduto per Melegatti. Fino a ieri sera nessun piano finanziario è stato presentato al Tribunale di Verona per consentire una seconda chance al gruppo del Pandoro di Verona. E, ieri, era anche il termine ultimo per produrre la documentazione che consenta all’azienda di finire in fallimento. Se tutto dovesse essere confermato, oggi il foro si vedrà costretto a chiudere con l’ipotesi del concordato in bianco, che significa dare 20 giorni per la messa all’asta del gruppo e in caso non si faccia avanti nessun compratore sentenziare la fine.

La situazione è precipitata nelle ultime settimane. Dopo un rincorrersi di voci, con conferme di interessamento oltre che del gruppo Hausbrandt anche di Paluani, pare che l’emergere della reale situazione finanziaria ed economica del gruppo veronese abbia convinto i pretendenti a gettare la spugna.

Il piano di rilancio più credibile era quello dei trevigiani Zanetti proprietari del marchio di caffè Hausbrandt, ma paer che una volta terminata la due diligence abbiano deciso di desistere. Fabrizio Zanetti, ceo del gruppo, era convinto e entusiasmato dall’idea di integrare con il marchio Melegatti le diverse anime del suo gruppo. Ma il piano da 15 milioni ipotizzato negli ultimi mesi non sarebbe stato sufficiente a sostenere l’azienda scaligera. Il progetto, infatti, partiva da presupposti finanziari differenti, con un’esposizione debitoria di partenza pari alla metà di quelle poi emersa. Le cifre esatte sono circolate da varie fonti, l’ipotesi di un indebitamento complessivo di Melegatti, vicino ai 50 milioni, renderebbe qualsiasi intervento impraticabile.

In precedenza si era defilato il fondo maltese Abalone, che aveva finanziato la mini-campagna natalizia. Ma negli ultimi due mesi la dirigenza di Melegatti, che dallo scorso novembre è sotto la tutela dei due commissari nominati dal Tribunale, non è stata in grado di produrre un piano sostenibile per la ristrutturazione del debito, mentre si alternavano i "rumors" di possibili altre manifestazioni d'interesse.

L'ultima speranza sarebbe affidata, secondo l’Ansa, alla presentazione di una nuova domanda di concordato, completa di ogni documentazione, ma i tempi sarebbero molto stretti. Mentre, come affermano diverse fonti, una proroga dei tempi sarebbe impossibile, in quanto per la domanda di concordato prenotativo il prolungamento dei tempi era già stato concesso.

Melegatti nel 2016 aveva raggiunto i 70 milioni di fatturato, con 90 dipendenti diretti e circa 250 lavoratori stagionali, ma da gennaio nello stabilimento di San Giovanni Lupatoto è stata avviata la cassa integrazione. La cig ordinaria riguarda oggi i 70 dipendenti rimasti e proseguirà fino all’11 luglio.

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