Meriem stilò la lista dei bersagli Is in Italia

PADOVA. Poco prima di partire per la Siria ha stilato una lista con i nomi di alcuni ufficiali italiani delle forze dell’ordine: la famigerata killing list jihadista con dati anagrafici, numeri di telefono e indirizzi di casa. Era lo scorso mese di maggio e Meriem Rehaily, la diciannovenne di origini marocchine residente ad Arzergrande, ha deciso di lasciare in segno in questo modo prima di abbandonare l’Italia per andare ad affiancare le milizie dell’Is. La giovane è indagata dalla Procura di Roma proprio per quella lista delirante. Ma l’allarme sulla sua personale deriva era stato dato molti mesi prima. Nonostante questo ha beffato tutti ed è riuscita a scappare.
I dieci ufficiali da uccidere. Ci sono l’ex comandante generale dei carabinieri Leonardo Gallitelli, l’attuale questore di Firenze Raffaele Micillo ma anche volti meno noti che fanno parte della polizia, della guardia di finanza e perfino della municipale come Marisa Valentina Ruaro (comandante dei vigili di Laigueglia, un Comune in provincia di Savona) o il tenente dei carabinieri di Dolo Gabriele Favero.
L’inquietante elenco, stilato dai seguaci dello Stato islamico e pubblicato in rete, è comparso verso fine maggio ricalcando ciò che era stato fatto nei mesi precedenti per le forze armate americane. Nella parte introduttiva, chi ha creato il documento, ha spiegato bene l’intento di questa divulgazione dichiarando di aver estrapolato i dieci nomi per «i fratelli residenti in Italia», in modo che possano colpire.
La chiamata è ai «lupi solitari», ai quali si intendeva offrire potenziali obiettivi. Chiaramente, non appena la lista è comparsa in rete l’apparato anti terrorismo si è attivato. I carabinieri del Ros hanno scoperto che indirizzi e numeri di telefono non sempre risultavano corretti. Ma soprattutto hanno scoperto che dietro quell’elenco di nomi, dietro quei proclami, c’era la diciannovenne di Arzergrande Meriem Rehaily. Avrebbe ideato tutto insieme ad un altro giovane di Roma che ora risulta indagato insieme a lei. L’aspetto inquietante, però, è contenuto nella parte introduttiva, prima dei nomi, dove si legge: «Un messaggio per i lupi solitari: aspettiamo le vostre azioni. L’Italia ci ha dichiarato guerra e noi l’abbiamo dichiarata tempo fa». E ancora, ribadendo le minacce alla Capitale, gli jihadisti scrivono: «Conquisteremo Roma e distruggeremo le vostre croci. Giuriamo su Allah che entreremo e conquisteremo Roma. Non manca molto». Anche se la lista è stata giudicata “poco attendibile” ha puntato in qualche modo i fari su questa ragazza che già aveva attirato l’attenzione degli educatori.
Temi deliranti al De Nicola. Il primo allarme sui pensieri che stavano affollando la testa di Meriem è stato dato infatti dalla scuola. La giovane frequentava la quarta classe dell’indirizzo turistico all’istituto tecnico De Nicola di Piove di Sacco. La professoressa di Italiano era rimasta scossa dopo aver letto alcuni temi fatti dalla diciannovenne ed è corsa a raccontare tutto alla dirigente scolastica. La preside, a sua volta, ha girato la notizia ai carabinieri di Piove di Sacco. Dunque il sentore che qualcosa dentro di lei stesse accadendo, c’era già da gennaio. Meriem aveva intrapreso da tempo il suo percorso di radicalizzazione e l’aveva fatto utilizzando internet: dai forum sui siti specializzati, alle chat di Skype, per finire con i messaggini via Whatsapp.
L’informativa dei Servizi segreti. A gennaio l’allarme della preside del De Nicola, a maggio la scoperta che dietro la lista degli obiettivi da colpire c’era lei e ai primi di luglio una nuova importante conferma: i servizi segreti spagnoli hanno segnalato ai carabinieri del Ros il nome di Meriem Rehaily. L’hanno intercettata durante l’attività tecnica sul conto di un reclutatore algerino che avrebbe mantenuto contatti prolungati con la giovane.
Dalle informazioni raccolte sembrava che stesse progettando la partenza dall’aeroporto di Venezia ma l’indicazione era errata. Il giorno 14 luglio, infatti, Meriem si è presentata allo scalo di Bologna ed è salita su un aereo diretto a Istanbul. Nessuno l’ha fermata perché il suo nome non era stato inserito nella banca dati comune delle forze dell’ordine: nome che è comparso solo il giorno dopo, il 15 luglio, quando ormai era troppo tardi. Ora l’intelligence ha appurato che Meriem si trova veramente in Siria con le milizie dell’Is.
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