Messa per il nazista a Paese In 30 con Abrahamowicz

Un feretro finto nella cappella a lutto, diretta streaming e tanto negazionismo «Il capitano non fu un criminale di guerra, ma solo un povero peccatore»
AGOSTINI PAESE DON FLORIANO MESSA PER PRIEBKE
AGOSTINI PAESE DON FLORIANO MESSA PER PRIEBKE

Via Nenni blindata, una quarantina tra agenti di polizia e carabinieri a presidio della chiesa lefebvriana colpita venerdì dal raid di protesta contro la messa in memoria di Erich Priebke e già ripulita da scritte e vernice. Nella piccola cappella sotterranea un finto feretro, a simulare la bara del capitano delle SS circondato di ceri accesi.

Così è iniziata ieri pomeriggio la lunga serata della messa di requiem voluta da don Floriano Abrahamowicz, una funzione contestatissima alla quale il prete del Cristus Rex ha voluto dare massima visibilità anche e sfruttando il raid vandalico del giorno precedente. In sala, tra i banchi, una trentina di persone tra fedeli della chiesa lefebvriana arrivati da Treviso e da altre provincie del Veneto, e giovani di militanti di estrema destra tra cui Amedeo Bolzonello, leader di Progetto Nazionale.

«Questa è una messa per l’amico Erich Priebke» ha esordito don Abrahamowicz davanti ai fedeli, «un povero peccatore, non certo un crimanale di guerra, è inammissibile che l’onore di questo semplice soldato sia stato strumentalizzato. Io ho come scopo difenderne il ricordo e la persona e pregare per lui». Nessun ripensamento da parte del prete lefebvriano: «Non penso di aver fatto nulla di male, quel che ho fatto è solo una messa di requiem, è stimolare il mondo ad essere più critico con il suo passato. Si valuti bene chi è criminale di guerra e chi no». E alle famiglie di chi è morto nell’eccidio delle Fosse Ardeatine? Che direbbe? : «Da loro imparo la dignità». E difende Priebke, «non si è mai pentito perché sicuro di non essere un crimale di guerra».

Attorno a lui fanno quadrato fedeli e lo stesso portavoce del Cristus Rex, Matteo Castagna: «Priebke ha pagato la sua condanna da parte della giustizia italiana, inammissibile che oggi chi si professa democratico e parla di pluralismo delle idee voglia negare una messa in onore di un morto».

E la funzione è stata celebrata, circondata da telecamere e divise, senza i temuti blitz degli autonomi o le manifestazioni del partigiani, con la benedizione del finto feretro e la funzione in tre lingue e rilanciata in diretta streeming dalle telecamere interne della cappella della via intitolata al socialista perseguitato dal fascismo.

Sul davanzale di una delle finestre un megafono per amplificare le parole di don Abrahamowicz, tra i banchi segni di croce e rosari, veli sul capo delle donne presenti alla funzione, tutto mentre in rete, a seguito delle immagini della messa s’infiammava lo scontro, furente, per quello che molti definiscono un oltraggio alla memoria delle vittime delle Fosse Ardeatine, e l’ennesimo scandalo del prete di Paese.

Federico de Wolanski

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