Misterioso incendio negli uffici della Coimpo di Adria
Le forze dell’ordine stanno ora accertando le cause che hanno portato al rogo. Ci si chiede come si sia potuto generare un incendio in locali che sono sfitti ormai da anni

ADRIA. Rogo nella notte, con mistero, negli ex uffici Coimpo, lo stabilimento di Adria (Rovigo) già al centro di vari procedimenti giudiziari, sia per la morte di quattro lavoratori, il 22 settembre del 2014, uccisi da una nube tossica, sia per indagini e processi relativi alle irregolarità nella procedura di gestione, stabilizzazione e spandimento dei fanghi che l'impianto riceveva da siti industriali, per trasformarli poi in fertilizzante.
L’impianto si trova in località America di Ca’ Emo. Verso l'una della notte appena trascorsa un incendio di dimensioni consistenti ha avvolto la palazzina, richiamando sul posto i soccorsi. I vigili del fuoco hanno ingaggiato una lotta con le fiamme che ha consentito di spegnere l'incendio entro la notte.

Le forze dell’ordine stanno ora accertando le cause che hanno portato al rogo. Ci si chiede come si sia potuto generare un incendio in locali che sono sfitti ormai da anni. Non è escluso che gli ex uffici fossero divenuti rifugio per accattoni, o che per qualche notte questi locali siano diventati il ritrovo per qualche gruppo di ragazzini.
L’impianto di Ca’ Emo è purtroppo tristemente noto, come anticipato, per il doppio filone di inchieste che hanno visto coinvolti anche due padovani: Gianni Pagnin, 70 anni, e la figlia Alessia, 43, entrambi di Noventa Padovana e ai vertici di Coimpo e Agribiofert, società titolari del sito di Adria o comunque attive in questo impianto.

Un filone è legato alla tragedia avvenuta il 22 settembre 2014. Lo stabilimento si occupava di trattare fanghi da depurazione, o comunque industriali, per poi renderli spandibili, come fertilizzante, sui terreni agricoli. Parte del trattamento prevedeva anche l’utilizzo di acido. Qualcosa, quel 22 settembre, andò storto. Morirono Nicolò Bellato, 28 anni di Bellombra; Paolo Valesella, 53 anni di Adria; Marco Berti, 47 anni di Sant’Apollinare; Giuseppe Baldan, 48 anni, di Campolongo Maggiore. Fatale fu una nube tossica in seguito allo sversamento di acido solforico in una vasca contenente liquami e altre sostanze. L’inchiesta giudiziaria si è chiusa con la condanna a 7 anni e 8 messi di reclusione e 8 mesi di arresto per Pagnin e a 3 anni e 9 mesi per la figlia. Tra le condanne più pesanti, anche quella di Mauro Luise, 58 anni di Adria, pure lui ai vertici aziendali: 6 anni e 6 mesi di reclusione e 8 mesi di arresto.

L’altro filone riguarda gli illeciti nella gestione dei fanghi e dei trattamenti, per cui Gianni Pagnin (e con lui il collega Luise) è già stato condannato a 3 anni di reclusione. E’ emerso come in Coimpo fossero elusi i protocolli di sicurezza, per guadagnare tempo e incrementare i guadagni, in barba a ogni prescrizione ambientale e di sicurezza. Recentemente il Comune di Adria ha emanato un’ordinanza che impone la bonifica del sito al titolare padovano e al suo socio rodigino. In sede di indagine, infatti, alcuni campionamenti - eseguiti dal 2017 al 2019 - hanno permesso di rilevare che, negli acquiferi sotto una vasca (la D), si registrano valori di contaminazione anche per arsenico, potassio e Pfas, con valori maggiori anche di tre volte rispetto alla normalità. Da qui la necessità di mettere in sicurezza l’impianto, che ha già dato evidenti segni di contaminazione.
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