Moratti: «Il piano Arcuri non va bene. Acquisti autonomi come il Veneto»

L’assessora regionale al Welfare: «Così la Lombardia non sarà in grado di vaccinare tutta la popolazione entro giugno»
Letizia Moratti, assessore a Milano
Letizia Moratti, assessore a Milano

MILANO. Dal gigantesco ufficio di Letizia Moratti, al 30° e ultimo piano del grattacielo Pirelli, si abbraccia davvero quasi tutta la Lombardia. E anche l’ufficio di Attilio Fontana, 300 metri in linea d’aria nel grattacielo di fronte, sembra davvero a portata di mano.

Quasi una metafora per la nuova signora della politica lombarda che, a un mese esatto dal suo insediamento in Lombardia, già molti vedono destinata al vertice della regione. E che cogliendo l’allusione, mette subito le mani avanti: «Non penso mai davvero al domani, preferisco il qui e ora del lavoro». Che si svolge in questo ufficio di rappresentanza, per ora temporaneo, dove una magnifica scrivania in legno dal design anni’ 60, ricorda gli anni del boom di una Milano che sta cercando una strada per rimettersi in moto.

«E il vaccino sarà il modo per svoltare. Per questo dobbiamo lavorare tutti insieme per vaccinare 10 milioni di lombardi al più presto. È troppo importante. L’unico obiettivo deve essere uscire da questa situazione». Moratti si definisce una «civil servant». Ma è riduttivo: imprenditrice di successo, prima presidente Rai donna, ministro dell’Istruzione, sindaco di Milano, presidente di Ubi Banca e, adesso, al posto di Giulio Gallera e vice di Fontana.

Non le sembra un po’ riduttivo?

«C’era un’emergenza che andava affrontata e quando Attilio Fontana mi ha chiamato ho pensato che fosse un mio dovere mettermi a disposizione».

Anche se l’attendeva l’assessorato più rognoso di tutti?

«È quello dove c’era maggior bisogno. In generale stiamo combattendo una guerra e non solo qui in Lombardia. E infatti inizieremo una settimana prima del previsto le vaccinazioni degli over 80, il 18 febbraio, si tratta di 703mila persone, di cui 620mila cronici. Abbiamo individuato il percorso di adesione e la chiamata per la somministrazione che sia nel modo più semplice possibile».

Ma come faranno gli anziani a prenotarsi attraverso un sito? «Non ci sarà solo una piattaforma online, potranno rivolgersi al medico di base e alle farmacie sotto casa. Poi, se magari un nipote li aiuterà, passeranno anche dal portale».

Il piano vaccinale del governo è sufficiente?

«Se le cose dovessero rimanere come prospettato dal commissario Arcuri, la Lombardia non sarà in grado di vaccinare tutta la popolazione entro giugno, perché le categorie tra i 55 e gli 80 anni dovrebbero essere coperte con i vaccini Pfizer e Moderna che al momento sono insufficienti».

Quindi?

«Il presidente Fontana si è sentito con Zaia, e insieme al Veneto e altre due regioni nel rispetto delle condizioni di Aifa, verificheremo se ci sono i requisiti per gli acquisti autonomi».

Come sono i rapporti col commissario Arcuri? Non sembrano idilliaci.

«Io ho sempre impostato il mio lavoro su una leale collaborazione istituzionale, però credo di avere il dovere di rivendicare le dosi di vaccino e il personale. Che, credetemi, ci è stato mandato veramente in minima parte. Infatti mi sto adoperando affinché ci diano modo di impiegare gli specializzandi per la vaccinazione massiva che stiamo approntando».

Assumere medici non potete.

«No, e infatti questo è uno dei problemi che vorremmo venissero affrontati dal prossimo governo Draghi. Una riforma sanitaria ormai è indispensabile».

E come la mettiamo con la Lombardia che ha privilegiato la medicina ospedaliera a discapito di quella territoriale?

«La Lombardia ha eccellenze in ambito ospedaliero e ora dobbiamo potenziare la medicina territoriale. La pandemia ha fatto emergere la necessità di rafforzare la sanità di base, dobbiamo riequilibrare un sistema che è troppo “ospedalocentrico”. Anche con delle forme nuove di aggregazione tra medici di medicina generale e specialisti e infermieri e figure assistenziali per una presa in carico della persona che va dalla prevenzione, alla cura, alla riabilitazione».

Va regolato il rapporto tra sanità pubblica e privata?

«Premetto che la sanità privata è stata indispensabile per fronteggiare la pandemia e rivendico la libertà di scelta del cittadino che qui può decidere a chi rivolgersi. Detto questo però il compito e il ruolo di chi governa è far sì che comunque ai cittadini vengano erogate prestazioni migliori a prezzi migliori».

Ciò nonostante, la sanità privata è stata anche fonte di diversi scandali. Proseguirete con l’idea di dare maggiori indirizzi ai privati sulle prestazioni?

«Assolutamente, diciamo che avrò un ruolo più “regolatorio” per garantire la qualità delle prestazioni ai cittadini. Ho già confermato questa linea».

Scienza e scienziati ormai dettano legge. Non crede che in tutta questa storia sia mancata la politica?

«Un po’ di buona politica forse sì. E anche un po’ di buon senso. Per gran parte del tempo sono stata un’osservatrice esterna. È troppo facile per chi non ha ricoperto ruoli nel momento cruciale della pandemia dare giudizi, e io non intendo farlo. Credo però che nel rapporto regioni-governo qualcosa in più e meglio si poteva fare. È mancato un raccordo».

Non sembra che la Lombardia abbia contribuito a questo «raccordo», i rapporti col governo sono tesi.

«Diciamo che non è un rapporto perfetto. Per esempio, quando si è trattato di decidere in che zona eravamo, avrei auspicato che il governo accettasse di sospendere l’ordinanza di zona rossa per darci la possibilità di riverificare con loro i numeri. E se fosse accaduto ci saremmo risparmiati una settimana di zona rossa».

Come sono adesso i rapporti con il ministro Speranza? Anche lei si augura venga sostituito?

«Con lui ho un rapporto istituzionale. E non mi auguro nulla. Ho estrema fiducia nel presidente incaricato Mario Draghi e quindi sono certa che comporrà una squadra che sarà all’altezza del meglio dell’Italia per rilancio del Paese».

Che ne pensa del nuovo ministero della transizione ecologica indicato da Draghi?

«Sono molto contenta di questa decisione. Sono convinta che il tema della salute sia strettamente legato a quello dell’ambiente. Il concetto che ormai emerge a livello internazionale è del “one health” che comprende la salute del pianeta, quella animale e quella dell’uomo. La politica ambientale porta con sé un impatto sulla politica della salute».

Il sindaco Sala fu city manager quando sindaco era lei. Ora che siete su fronti diversi, lo riconfermerebbe?

«Con Sala ho mantenuto un ottimo rapporto, ci sentiamo quasi tutti i giorni. All’epoca fui molto felice di questa scelta. Oggi non posso giudicare. La situazione è diversa, le cose cambiano…».

Cosa risponde a chi l’accusa di essere una “sciura” dell’alta borghesia milanese prestata alla sanità?

«Che mi sono laureata a 21 anni e ho iniziato subito a lavorare. A 23 anni avevo già una mia società. Ho sempre lavorato nella vita e vorrei essere giudicata per questo». —

 

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