Moretti, procedimento disciplinare chiuso

Pace fatta con Cestrone: «Non ha mai danneggiato l’azienda ospedaliera»
Carlo Moretti e Adriano Cestrone
Carlo Moretti e Adriano Cestrone
Pace fatta, si volta pagina. Una stretta di mano ha chiuso l’ultimo capitolo della
Moretti story
. Il direttore generale Adriano Cestrone ha revocato il provvedimento disciplinare nei confronti di Carlo Moretti, pediatra «colpevole» di aver leso l’immagine dell’azienda ospedaliera.

Lo scorso 17 luglio Cestrone aveva richiesto alla Regione l’autorizzazione a dare avvio all’iter per il licenziamento di Moretti. Il medico, in servizio al dipartimento di Pediatria dell’azienda, quattro mesi prima aveva espresso - secondo i vertici di via Giustiniani in modo decisamente plateale - il proprio dissenso nei confronti della scelta della direzione di far chiudere i battenti al Servizio giochi e benessere della Pediatria. Aveva inviato una mail a trecento volontari esprimendo tutto il proprio dissenso. Pochi giorni fa Cestrone, con una nuova missiva destinata a Palazzo Balbi, ha cancellato tutto. Ed è stato il direttore generale stesso a fare luce sul cambio di rotta: «Ci siamo chiariti a sufficienza - ha sottolineato - Moretti non ha mai compiuto azioni volte a danneggiare quest’amministrazione». E per porre fine alla querelle è stato determinante l’intervento di una donna, Luisa Boldrin, avvocato di Moretti: «E’ anche grazie a lei che abbiamo potuto mantenere in piedi un’attività così importante per l’azienda - ha spiegato Cestrone - Moretti ha reagito perché non era a conoscenza dei motivi che ci hanno portato alla difficile decisione di sospendere il servizio. E tantomeno sapeva che avevamo già dato l’avvio all’iter per assumere nuovi educatori».


Un’incomprensione che ha rischiato di costar cara a Moretti, che ieri ha ribadito di aver avuto sempre piena fiducia nei confronti del dirigente. La seconda motivazione che ha portato all’assoluzione di Moretti ha puntato i riflettori su altre questioni aperte in via Giustiniani: «Accadono cose ben più gravi in ospedale. Non mi sembrava giusto punire l’area ospedaliera con la spada. E’ una questione di equilibrio, non si possono adottare due pesi e due misure». Un chiaro riferimento alle cliniche universitarie al centro d’inchieste giudiziarie.
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