Morti di stenti: fratelli trovati dopo tre mesi

MIRA. I vigili del fuoco li hanno trovati vestiti con abiti invernali, stesi per terra, in due diverse stanze di un appartamento senza luce e senza gas, senza nulla da mangiare nelle dispense,...

MIRA. I vigili del fuoco li hanno trovati vestiti con abiti invernali, stesi per terra, in due diverse stanze di un appartamento senza luce e senza gas, senza nulla da mangiare nelle dispense, neppure un pacco di pasta. Due fratelli trovati morti, da almeno tre mesi. Emanuele, di 43 anni e Mauro, di 41. I fratelli Gallina, come il conoscevano tutti. Molti pensavano che, disoccupati e disperati, costretti a rivolgersi alla mensa della Caritas, se ne fossero andati in Germania mossi dalla speranza di trovare un lavoro. E invece erano sempre stati lì al quarto piano del condominio dell’Ater di via Borromini 10 a Mira, in un quartiere di case popolari ma dignitose. Erano rimasti nell’appartamento dell’Ater il cui contratto d’affitto era intestato alla madre, invalida, morta alcuni anni fa. Con lei se ne era andata anche la sua pensione, la principale fonte di sostegno per la famiglia. Era da mesi che i residenti non vedevano i fratelli Gallina, ma il sospetto che fosse loro successo qualcosa era sempre stato scacciato dall’idea di loro al lavoro in Germania. Fino a che i dubbi sono diventati sospetti: ieri un residente della palazzina ha chiamato i carabinieri, che a loro volta hanno avvisato i vigili del fuoco. Alle 9.57 i pompieri sono usciti e poco dopo hanno raggiunto l’appartamento di Mira. Hanno forzato la porta d’ingresso e sono entrati. Hanno trovato i due fratelli uno nella cameretta, uno nella camera matrimoniale. Dagli accertamenti non è emerso alcun elemento che possa ricondurre a un’ipotesi di omicidio-suicidio. Né tantomeno è ipotizzabile un'aggressione per rapina tale era lo stato di miseria nel quale vivevano. Il pubblico ministero di turno Stefano Ancilotto ha comunque disposto l'autopsia sui due fratelli, trovati in avanzatissimo stato di decomposizione, portati nell’obitorio dell’ospedale di Dolo e probabilmente vittime di un caso di devastante degrado sociale, che appare inconcepibile nel Veneto del 2015.

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