Muore a soli 33 anni uccisa dall’anoressia dopo 11 anni di lotta
VENEZIA
Per mamma Antonella Pampagnin quello di ieri è stato il giorno del dolore. Saranno celebrati questa mattina, alle 10, nella chiesa di Carpenedo, i funerali della figlia Chiara Fregonese, di 33 anni, vinta mercoledì da un male contro cui lottava da oltre dieci anni: l’anoressia. Il giorno del dolore, ma anche il giorno in cui la donna ha trovato il coraggio di rivolgersi ai tanti, tantissimi ragazzi che, come ha fatto la sua Chiara, combattono contro questa malattia subdola e di cui ancora si parla troppo poco: «A tutti i giovani che si trovano nella stessa situazione di Chiara direi di farsi curare. Non abbiate paura di chiedere aiuto» il suo appello. Chiara era bella, piena di energia. «Estremamente solare, innamorata della vita, dello studio, di qualsiasi approfondimento. Interessata a qualsiasi cosa. Molto volenterosa, capace, dotata, piena di risorse. Ma, purtroppo, in tutto questo c’era anche questo lato negativo». Un’oscurità che si è insinuata nella vita di Chiara quando lei aveva appena 22 anni.
«Sono svuotata. Penso che, se mia figlia fosse vissuta in un’altra città, avrebbe affrontato un percorso diverso», la dura accusa della madre.
«Per curarsi contro l’anoressia, a Mestre, nella sanità pubblica c’è veramente poco. Quello che viene fatto è solamente ricoverare i ragazzi in psichiatria, ma oltre a questo non c’è nessun supporto psicologico nutrizionale. Ci sono degli studi privati ma, per una malattia come quella di Chiara, sono necessarie delle strutture multifunzionali, con diversi esperti. C’è la Casa delle farfalle a San Donà, ma le domande sono molte, a fronte di un numero limitato di posti letto. C’è Villa Garda, sul lago, ma lì le degenze durano appena tre mesi e le liste di attesa sono lunghissime. È tutto troppo complicato e c’è un bisogno enorme di strutture», l’analisi estremamente lucida della madre. Chiara era figlia unica e a piangerla, oltre alla mamma e ai tanti amici, è anche il papà Mirco. Studentessa modello, dopo il diploma allo Scientifico Bruno e la laurea in Economia a Ca’ Foscari, entrambe a pieni voti, aveva lasciato l’Italia, prima per il Lussemburgo e poi per la Svizzera. Sono tanti i ricoveri chela ragazza ha dovuto affrontare. Infine il malore che le è stato fatale. —
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