Nubifragio, Velo d’Astico invaso dal fango

Quaranta minuti di pioggia torrenziale: gravi danni, pericolo frana ed evacuazione di 25 anziani
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VELO D’ASTICO. In 40 minuti è stato cancellato il lavoro di una vita. Tutto è iniziato ieri mattina, verso le sette, quando, dopo un'ora di lampi e tuoni, una bomba d'acqua si è abbattuta su Velo d'Astico, investendo soprattutto il territorio sud-ovest del paese: dal centro alla popolosa frazione di Lago e alle sue contrade. Ben 120 millimetri di pioggia mista a tempesta; un vento impetuoso, di una furia inaudita, che ha schiantato alberi d' alto fusto. Due di questi, divelti, sfiorando una casa, sono caduti sulla linea elettrica che serve l'abitato del capoluogo, rimasto senza più corrente, assieme all'interruzione della linea telefonica.

Altre piante, precipitate sulla strada comunale della Dermogina, fra il parco di Villa Velo e il dirimpettaio pendio, hanno ostruito il passaggio per Lago. Poi, improvvisa, l'alluvione. Il primo agglomerato ad essere invaso da un torrente d'acqua, fango e sassi è stato contrà Maso. Quasi in contemporanea, ugual sorte è toccata a contrà Brocconeo, Nogarole, Meneghetti. Poi, a seguire, la lingua distruttiva si è allungata verso il basso, invadendo contrà Lenzetti, Sant'Ubaldo, il cuore di Lago e le vie adiacenti. Dappertutto, gente per strada, nel tentativo, inutile, di contenere o deviare l'onda distruttiva. Scantinati e garage quasi ovunque allagati e sommersi, con molte auto ancora all'interno, locali al pianterreno a rischio, giardini e orti sconvolti. Il pericolo di una frana incombente ha consigliato l'evacuazione di 25 anziani abitanti nella contrada Maso.

Il lavoro febbrile, per togliere dall'isolamento i centri colpiti, è durato fino al primo pomeriggio. Nel frattempo, grazie all'intervento dell'elicottero, i vigili del fuoco hanno potuto verificare dall'alto l'origine della frana, scaturita dall'attivazione di una cascata d'acqua sfociata dai Soji Bianchi, a circa 850 metri di quota sul versante del Priaforà. «Un tempo - ha osservato Antonio Pretto, già capogruppo degli alpini, presente con altri volontari nell'operazione-emergenza - la cascata usciva dopo tre giorni di pioggia forte e ininterrotta, non in soli 40 minuti…». L'acqua, precipitata, ha creato alla base una voragine di 5 metri, diramandosi poi in due direttrici, con solchi profondi ricchi di terra e detriti che hanno investito tutto ciò che incontravano, fino a incanalarsi lungo il sentiero 466. Dopo ore di febbrile lavoro, l'isolamento è cessato. Però, mentre le idrovore e le pompe continuano a risucchiare acqua limacciosa, il fango è il rischio maggiore. Come non bastasse, l'evento alluvionale ha provocato anche il cedimento della provinciale tra Velo e Arsiero, quasi all'altezza del ponte sul Posina. Vi.Abilità ha subito chiuso l'arteria, in attesa di progettare le opere di ripristino.

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