Nuovi guai per Manzo «Ha usato prestanomi»

VENEZIA. Anche se il pubblico ministero antimafia di Venezia Giovanni Zorzi ha chiesto l’archiviazione dell’accusa più pesante, quella di associazione di stampo camorristico, nei confronti di Francesco Manzo, l’imprenditore di Nocera trapiantato a Padova, e per tutti i suoi familiari e amici un’inchiesta è rimasta in piedi. Si tratta del fascicolo che ha sul tavolo il pubblico ministero di Padova Marco Peraro: Manzo e i suoi complici sono finiti sul registro degli indagati per intestazione fittizia di beni. Un reato già provato dagli accertamenti riassunti nell’ordinanza del Tribunale di Padova che ha posto sotto sequestro beni mobili e immobili per circa 130 milioni di euro. Nel documento sono contenute le prove che indicano che le 49 società intestate alla moglie Silvia, ai tre figli Assunta, Prisco e Gerardo al marito della prima Giuseppe Fabbricatore e ad alcuni amici e stretti collaboratori, in realtà, fanno direttamente capo a lui, che muove i fili dell’intero impero immobiliare. A rischio di guai giudiziari, dunque, non c’è soltanto Manzo, ma anche tutti coloro che si sono prestati a farsi intestare quote societarie, che sono amministratori unici o delegati nelle srl, insomma che coprono il vero titolare, il quale era stato condannato anche «all’interdizione dell’esercizio di qualsiasi impresa commerciale».
Nel frattempo il Tribunale di Padova prosegue con le udienze - la prossima sarà il 6 marzo - al termine delle quali dovrà decidere se confiscare o meno società e beni di Manzo. E, a differenza di qualsiasi procedimento penale, dove tocca alla Procura dimostrare con prove ed indizi, che l’imputato è colpevole per ottenere una condanna, nei procedimenti per le misure di prevenzione la legge prevede che accada esattamente il contrario. Tocca cioè a Manzo dimostrare che nulla ha a che fare con quei beni. Le misure di prevenzione, che oltre al sequestro prevedono anche la sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per 5 anni, non scattano soltanto per coloro che sono sospettati di far parte di organizzazioni criminali mafiose (in questo caso si tratta della misura speciale), ma anche per pregiudicati già condannati per reati comuni più volte, in possesso di patrimoni non giustificati e sospettati di poter commettere altri reati (misura ordinaria). Dunque, anche se i sospetti sui rapporti di Manzo con le famiglie camorriste di Nocera e Salerno cadessero definitivamente, il pubblico ministero veneziano Giovanni Zorzi può far leva per ottenere dal Tribunale padovano la misura di prevenzione ordinaria, confisca e sorveglianza speciale, sulla base delle sentenze di condanna e dell’enorme patrimonio immobiliare intestato in modo fittizio ad altri .
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova