Oggi il cambio di colore, ecco perché il Veneto con numeri da zona gialla non ha fretta di riaprire

Oggi la classificazione dell’Istituto superiore di sanità, la prudenza di Zaia: «Forse abbiamo già scontato la terza ondata, però decidano gli scienziati». C'è il timore dell'effetto Lombardia 

VENEZIA. Un tempo il venerdì era giorno di pesce, ora è riservato alla classificazione del rischio epidemiologico. Con un paradosso colorato che riguarda il Veneto: collocata in area arancione alla luce dell’esplosione di contagi e ricoveri di fine 2020, da una ventina di giorni la regione conosce un calo accelerato di nuovi casi (ieri l’incidenza dei positivi sui tamponi eseguiti si è arrestata al 2,78%) e una flessione progressiva delle degenze in area medica e rianimazioni.

L’andamento del coronavirus, fa sapere l’assessore alla salute Manuela Lanzarin, corrisponde ad un indice di trasmissibilità Rt 0,82%, largamente compatibile con la soglia minima di rischio moderato prevista dal fatidico algoritmo adottato dall’Istituto superiore di sanità.

«In effetti, i nostri sono sempre stati numeri da fascia gialla», è il commento di Luca Zaia «non abbiamo titolo per restare in arancione, si tratterebbe di una scelta prudenziale da parte degli scienziati, magari dettata dall’entità di infezioni sul territorio, tuttora elevata. In ogni caso, noi ci atterremo alla loro valutazione indipendente, com’è accaduto nel passato».

Dopo l’altolà del direttore della sanità Luciano Flor («Attenzione ad allentare i divieti»), le parole del governatore suonano come tacito consenso alla proroga dei divieti vigenti. Dettato, magari, dalla consapevolezza che le restrizioni introdotte nelle festività si sono rivelate efficaci nell’invertire la curva Covid...

«Può essere, non lo escludo, tuttavia ci sono regioni reduci dall’arancione e dal rosso che non hanno ricavato particolari benefici.

Forse il Veneto ha già sperimentato la terza ondata, è un’ipotesi legittima alla luce del picco di malattie e decessi tra novembre e dicembre nonché di situazioni a tutt’oggi inspiegabili».

L’allusione corre al Veneziano, alla famiglia di Malcontenta (dal figlio di 42 anni ai genitori sessanta-settantenni) distrutta in poche settimane: «Ho chiesto al coordinatore delle microbiologie la sequenziazione del virus che li ha stroncati, so che il dottor Rigoli ha già acquisito i campioni genomici».

La convinzione di Zaia è che sia accaduto qualcosa di eccezionale: «Sul Veneto si è abbattuta la peggiore infezione mai arrivata in Italia, in un mese e mezzo abbiamo scontato quello che altri hanno accumulato in un anno, quando Londra diede notizia della variante inglese noi eravamo in piena fase di crescita... Sarà una coincidenza, certo è che se questa ondata ci avesse investito nella scorsa primavera l’effetto sarebbe stato spaventoso, allora non avevamo terapie intensive strutturate».

L’altro versante sensibile è quella della vaccinazione, anzi del sostanziale blocco di nuove somministrazioni perché il taglio alle forniture attuato da Pfizer impone di riservare le fiale disponibili ai richiami: «Spero che arrivino, contavamo di concludere la copertura dei soggetti a maggiore rischio entro gennaio, dovremo posticiparla di un paio di settimane».

Nel frattempo vengono segnalati loschi figuri che offrono vaccini e farmaci a domicilio agli anziani soli... «Non aprite mai a nessuno che si spacci per rappresentante della sanità», si altera il governatore «sono truffatori, anzi sciacalli che campano sulle disgrazie della comunità». —


 

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