Ogni notte, la magìa del nostro giornale in stampa: ecco il backstage

Così nasce il giornale che arriva in edicola, Due rotative, dodici uomini al lavoro per portare sulla carta le notizie. Rulli di carta lunghi 40 chilometri e pesanti quasi 2 mila chili che girano a 50 km orari

Di mattina sono appunti sparsi sui notes dei cronisti. Nel pomeriggio diventano colonne piene che colorano di verde le griglie elettroniche. A sera sono pagine complete, ma ancora soltanto fotografie da leggere e guardare. Le notizie dei giornali, infine, assumono la loro forma più tradizionale - quella che amiamo e che non è stata ancora del tutto sostituita dalle testate digitali - in uno stabilimento di viale della Navigazione Interna, a Padova, dove in poche ore, dalle 22.30 in poi, finiscono sulla carta i sei quotidiani della famiglia Gedi-divisione Nordest.



Girano per primi, sulle rotative, la Nuova di Venezia e Mestre e il Messaggero Veneto, che hanno una distribuzione più complessa, per distanze e mezzi di trasporto coinvolti. A quell’ora, sebbene siano arrivati a scaglioni, sono già tutti in postazione i dieci-dodici uomini dello stabilimento, che conoscono l’arte magica della stampa e che sanno mettere in moto le due rotative, macchine incantevoli - nel senso più vero della parola - dove girano, a quasi 50 chilometri orari, rulli di carta lunghi 40 chilometri e pesanti quasi 2 mila chili.

Qui, ogni notte, dalle 23 alle tre e mezza, si stampano in sequenza tutti e sei i giornali della famiglia: Messaggero Veneto, Piccolo di Trieste, Nuova di Venezia e Mestre, Corriere delle Alpi, Tribuna di Treviso e Mattino di Padova, ultimo a girare perché all’uscita dai rulli può arrivare in edicola nel giro di pochi minuti.

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Luca Ghiraldo, capo turno, è qui da 35 anni e la storia del Mattino, e degli altri giornali del gruppo, l’ha vista scorrere su questa carta. Un’occhiata gli basta per notare imperfezioni o colori insufficienti. Ma non è da solo a controllare la qualità dei giornali in stampa. Due squadre sfogliano accuratamente più copie, a caccia di errori che per fortuna sono rari.

Si lavora con la mascherina, di questi tempi. Il distanziamento, invece, non è un problema, visto che gli spazi sono abbondanti. C’è una sirena che suona per annunciare l’avvio di un ciclo di stampa. C’è il rumore diffuso e costante dei rulli che girano e dei nastri che afferrano le copie stampate e tagliate e le trasportano al confezionamento. La tiratura non è più quella dei tempi d’oro della stampa, ma c’è la consapevolezza - in questo periodo anche un po’ più forte - di produrre un bene essenziale, l’informazione. Quella di servizio, quella che lega le comunità. Da qui, sperano tutti, usciranno presto i giornali che annunceranno la fine di questo momento difficile. —

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