Padova, liceale denuncia: "Violentata in gita dal compagno di classe"

Protagonisti due studenti diciottenni di un liceo del centro storico. Nella notte del 14 aprile la ragazza, che ha confidato tutto all'insegnante, sarebbe stata costretta a una prestazione sessuale. La presidenza dell'Istituto ha fatto un esposto in Procura. Aperta un'inchiesta
Il pm Sergio Dini che coordina l'inchiesta
Il pm Sergio Dini che coordina l'inchiesta
PADOVA.
Lui e lei, diciotto anni appena compiuti: a lungo sono stati doppiamente vicini, compagni di banco legati da una tenera simpatia. Ora sono lontanissimi, divisi da una accusa di stupro che sarebbe avvenuto durante la gita scolastica. Non è una storia di emarginazione sociale.


E nemmeno di esistenze 'ai margini'. È una storia che si è consumata tra gli allievi di un notissimo liceo statale del centro storico. Una storia finita sul tavolo del pubblico ministero Sergio Dini che ha delegato i delicatissimi accertamenti in corso ai carabinieri della stazione di Prato della Valle comandati dal luogotenente Giancarlo Merli. Già, perché i protagonisti sono due giovani che rischiano di aver sconvolta la vita da quest’esperienza: lui, accusato di violenza sessuale; lei vittima di quell’atto al quale avrebbe inutilmente cercato di sottrarsi.


È la notte del 14 aprile scorso. La classe, accompagnata da un insegnante, è in gita a scopo didattico-educativo in una regione del profondo sud. In serata tutti a cena, poi libera uscita per gruppi tra bar e pub della zona. A tarda ora il rientro in albergo. Ma la nottata è tutt’altro che conclusa: la camera che il ragazzo condivide con altri compagni è trasformata in un’improvvisata discoteca soprannominata 'Inferno 12'. Parola d’ordine: divertirsi. Si beve, si fuma e si balla avvinghiati, a ogni nota più stretti, scatenati. Ogni tanto l’insegnante passa a controllare, scatta l’allarme e i più esuberanti si nascondono in bagno. Una festicciola tranquilla, in apparenza, dove gli animi sono più che surriscaldati.


Anche lui e lei danzano con passione. Ma fa caldo, sempre di più, tanto che il viavai tra il giardino dell’hotel e la stanza-disco è incessante. Così i due diciottenni scendono pure loro tra il verde, illuminato da qualche raggio di luna. Un clima romantico che si spegne d’improvviso, almeno secondo la versione fornita dalla ragazza: con un gesto secco lui la spinge in un angolo più buio, s’apre la cerniera, abbassa i pantaloni e urla di volere una prestazione sessuale. Lei è impietrita, eppure trova la forza per dire di no. Invano: scagliata a terra, subisce quella violenza che si consuma in pochissimi istanti.


Il rientro in camera è traumatico e molti compagni forse percepiscono quanto accaduto. Lei non parla, però, scossa e turbata. Solo l’indomani trova il coraggio di confidare lo stupro all’insegnante della classe che accompagna i ragazzi.

Immediatamente è avvertita la presidenza del liceo che, al rientro in città, provvede a convocare i due ragazzi con le rispettive famiglie e a trasmettere una segnalazione alla procura della Repubblica.


Intanto anche il papà della (presunta, finché non c’è una sentenza) vittima ha inviato un esposto al vertice dell’istituto, denunciando formalmente la violenza patita dalla figlia e ipotizzando che, durante quella festa, la giovane possa essere stata convinta a bere qualche sostanza particolare. Non solo.


Durissime le sue parole nei confronti dei docenti che avrebbero accompagnato i ragazzi (c’erano più classi) incapaci, a suo giudizio, di controllare in modo adeguato la situazione. Il genitore, infatti, si è chiesto come sia stato possibile consentire agli studenti di bere e fumare liberamente, infine di aggredire una compagna. "Pretendo che si faccia piena verità" ha concluso indignato il genitore, ricordando come la figlia sia stata doppiamente punita con l’emarginazione dei compagni schierati dalla parte del ragazzo. La sua colpa? Aver reagito e denunciato.

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