Pellet nocivo alla Obi, indagata società veneta

Cinque tra dipendenti e dirigenti di Obi Italia, la catena di negozi del “fai da te” con punti vendita in tutta Italia (nella foto quello di Silea), la stessa società, un'azienda produttrice di pellet della Bosnia Erzegovina e una società di importazione veneta sono indagati nell'operazione Sprintfire della Guardia di Finanza di Gallatare (Varese) che ha portato al sequestro in tutta Italia di 70 tonnellate di pellet contenente plastica. Le accuse ipotizzate dalla Procura di Busto Arsizio sono frode in commercio, immissione sul mercato di prodotti pericolosi, autoriciclaggio e violazione della normativa sulle responsabilità amministrative degli enti, per aver importato dall’estero per rivenderlo in Italia pellet contenente plastica. L'indagine è nata da un controllo fiscale operato in provincia di Varese, presso un negozio appartenente alla catena di bricolage, dove i finanzieri hanno scoperto sacchi di pellet in vendita provenienti dalla Bosnia e non rispondenti agli standard di sicurezza della comunità europea. All'interno del composto infatti sono stati trovati trucioli di plastica “poliacetale”, elemento dannoso per la salute. Gli accertamenti effettuati hanno infatti permesso di individuare, all’interno dei trucioli di pellet, frammenti di plastica appunto del tipo “poliacetale”, prodotto risultato essere censito come pericoloso nella Direttiva Comunitaria 2001/95/CE del 03.12.2001 (sicurezza generale dei prodotti). La vendita di pellet potenzialmente pericoloso per la salute, secondo l'accusa, avrebbe permesso alla società di immettere sul mercato un prodotto ad un prezzo nettamente inferiore a quello della concorrenza.
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