Perde 240 mila euro con Bpvi e ne deve pagare altri 103 mila

Un caso fra tanti delle vittime delle banche: giardiniere raggirato dalla Popolare e ora inseguito da una società  che applica il 21,20 per cento di interesse alla somma da recuperare
L'ex sede centrale della Popolare di Vicenza
L'ex sede centrale della Popolare di Vicenza

PADOVA. Il coronavirus ha cancellato tutto, anche il dramma dei risparmiatori truffati dalle banche. Ma l’ingiustizia non si ferma, va avanti. Anzi galoppa al ritmo del 21,50% d’interesse passivo con il quale gli ex soci delle popolari vengono inseguiti dalle società di recupero crediti, perché restituiscano i soldi di mutui non più garantiti dalle azioni sfumate. Le famose baciate. Dopo la beffa dell’azzeramento dei risparmi, l’accanimento perché restituiscano quello che non hanno mai avuto. Ecco il caso di un giardiniere di Roncà, comune veronese, che nel 2009 si ritrova 240 mila euro dalla vendita di terreni. Cosa deve farne, tenerli sotto il materasso?

Li porta in banca, ma con il senno di poi era meglio il materasso, visto che per metterli al sicuro sceglie la “musina” del cavalier Gianni Zonin. Alla Popolare di Vicenza, agenzia di Lonigo, gli fanno comprare 240 mila euro di azioni della banca, con la direttiva Mifid in vigore che vieta di investire tutto in uno stesso titolo e impone di diversificare il rischio. Un comportamento banditesco. Ma il disgraziato non sa niente di Mifid, si fida di quello che gli dice il funzionario. Nell’estate 2013 gli servono 50 mila euro per lavori in casa. Va in banca e chiede la riconversione delle azioni in contanti.

Foto IPP/Simone Ferraro/pool.Udine, 20-10-2017.Manifestazione Federconsumatori FVG per la richiesta di risarcimento e sanzioni per la Banche Popolari Venete (Popolare di Vicenza e Veneto Banca).nella foto manifesti contro le banche popolari venete.Italy Photo Press - World Copyright
Foto IPP/Simone Ferraro/pool.Udine, 20-10-2017.Manifestazione Federconsumatori FVG per la richiesta di risarcimento e sanzioni per la Banche Popolari Venete (Popolare di Vicenza e Veneto Banca).nella foto manifesti contro le banche popolari venete.Italy Photo Press - World Copyright

Sei matto? Gli dicono alla filiale di Lonigo: vuoi vendere azioni della banca, non vedi quanto crescono? Ma io ho bisogno di 50 mila euro, obietta lui. Che problema c’è? Gli replica il funzionario, te li diamo noi. Anzi te ne diamo 70 mila, quelli in più in azioni, così non ti facciamo pagare quasi niente d’interesse. Gli aprono un conto corrente al tasso del 12,50% che con le spese e altro diventa 15,04% effettivo. Un trattamento esoso, anzi scandaloso, perché il giardiniere è socio della banca che ha in pancia i suoi 240 mila euro e avrebbe diritto a un tasso preferenziale. Ma dovrebbe trattare, invece è un ingenuo che firma tutto quello che gli mettono davanti.

Dalle carte risulta che compra titoli della banca per 26.750 euro: 214 azioni a 62,50 euro e 214 obbligazioni convertibili, che hanno un rendimento del 5%. Ovvero, gli fanno pagare il 15,04% per fargli guadagnare il 5%: queste sarebbero le condizioni vantaggiose. Senza contare che era entrato per ritirare 50 mila euro dei suoi soldi e lo fanno uscire con un debito di 70 mila. Per di più le obbligazioni convertibili sono a discrezione della banca, che poi gliele trasforma in azioni senza dirglielo, così perde anche il 5%. Il 25 giugno 2017 la Popolare di Vicenza viene messa in liquidazione, le azioni vanno a zero, i 240 mila euro del giardiniere non esistono più, resta il suo debito di 70 mila che passa a Banca Intesa San Paolo.

Zonin in aula durante un'udienza del processo BpVi
Zonin in aula durante un'udienza del processo BpVi

Cosa fanno questi salvatori della patria? Il 9 novembre 2017 gli mandano l’estratto conto, recependo un debito di partenza di 69.778 euro al tasso del 12,50%, ma - un mese dopo - il debito è già cresciuto di 1.196, 75 euro, perché Intesa è passata al 20,45% di interesse passivo: il cliente è moroso, non ha forza contrattuale e la banca fa quello che vuole. Al 31 dicembre 2018 il tass o è salito al 21,45% e il debito ha fruttato a Banca Intesa altri 4.291 euro di interessi. Il 22 agosto 2018 gli intimano il pagamento entro dieci giorni del debito, arrivato a 76.042, 34 euro. «In caso contrario», gli scrive la direzione regionale di Banca Intesa di Padova «ci vedremo costretti ad assumere le più opportune iniziative per la tutela del credito».

20/07/2016 Treviso. Manifestazione del Coordinamento associazioni banche popolari venete in difesa dei risparmiatori danneggiati dal dissesto delle due banche popolari della regione, Veneto Banca e Popolare di Vicenza
20/07/2016 Treviso. Manifestazione del Coordinamento associazioni banche popolari venete in difesa dei risparmiatori danneggiati dal dissesto delle due banche popolari della regione, Veneto Banca e Popolare di Vicenza

Le «opportune iniziative» sono sbolognarlo alla Lca, cioè a quello che resta della Bpvi in liquidazione, grazie alla copertura di ferro assicurata dal decreto 99 del 25 giugno 2017 che consente a Banca Intesa di “retrocedere” al vecchio proprietario le sofferenze e i crediti inesigibili, fino a un massimo di un miliardo. Naturalmente dietro pagamento della stessa cifra da parte dello Stato. Indennizzati a posteriori, con rischio zero. Il 7 maggio 2019 il credito salito a 91.304 euro viene “retrocesso” alla Lca, che lo gira alla Sga di Napoli, la quale si trasfigura e diventa Amco, con sede sempre a Napoli.

A fine 2019 Amco aggiunge altri 12.409 euro di interessi, al tasso del 21,20%. Il 1° aprile 2020 il giardiniere viene informato che il saldo da pagare è 103.713,44 euro. Dai 69.778 trasmessi a Banca Intesa. Chi pretende questo vergognoso pagamento? Amco è una società del ministero dell’Economia e finanze, dipartimento del Tesoro, che ne possiede per intero il capitale sociale di 600 milioni. È lo Stato, lo stesso che da due anni dice di voler risarcire i truffati delle banche prima con il For, poi con il Fir, prima al 100%, poi al 30%, salvo non aver scucito ancora un euro. In compenso con la mano sinistra prova a strangolarli.

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