Pestato in casa a Cornuda, muore dopo 7 mesi: l’amico bellunese rischia l’accusa di omicidio

CORNUDA. È morto sette mesi e mezzo dopo un’aggressione avvenuta nella sua mansarda di Cornuda. Giuseppe Vendrasco, 64 anni, non potrà mai fornire la sua versione dei fatti su quello che successe in casa sua tra l’8 e il 10 luglio scorso quando fu trovato esanime, a terra, ai piedi delle scale del suo appartamento di via Manzoni.
Era nudo, come fu trovato nudo dai pompieri intervenuti in suo soccorso l’amico ventenne di Quero, E.M., che lo colpì alla testa con una colonnina di marmo. Il motivo? A suo dire, per liberarsi dopo essere stato legato con delle corde a un letto ed essere rimasto per 48 ore in balìa di Vendrasco, forse per scopi sessuali.
Scatta l’inchiesta per omicidio
Ora, inevitabilmente, la procura della Repubblica di Treviso, con la morte di Vendrasco, orienterà l’inchiesta verso l’omicidio. Volontario o preterintenzionale? A deciderlo sarà il sostituto procuratore Anna Andreatta che, nelle prossime ore, potrebbe decidere di disporre un’autopsia per stabilire il nesso di causa tra la botta in testa rifilata dal ventenne feltrino e il decesso del 64enne, con un passato poco limpido e macchiato dall’omicidio della madre, quando abitava ancora a Pederobba. Un esito scontato ma necessario per questioni di prassi investigativa.
Il giallo dell’estate
Un giallo quello scoperto la mattina del 10 luglio 2020 dai vigili del fuoco, chiamati dagli inquilini della palazzina di via Manzoni, per il forte odore di benzina che proveniva dall’appartamento all’ultimo piano abitato da Vendrasco. Quando i pompieri entrano nella mansarda si trovano di fronte a una scena surreale. La porta si apre e di corsa esce un giovane completamente nudo. È in stato confusionale. All’interno dell’appartamento, disteso esanime sul pavimento, con una profonda ferita alla testa, provocata da una colonnina di marmo che si trovava in casa, c’è il 64enne.
Mentre il giovane di Quero viene accompagnato in stato di choc all’ospedale di Montebelluna, da dove ne uscirà poche ore dopo, Vendrasco viene trasportato in elicottero al Ca’Foncello di Treviso e ricoverato in terapia intensiva nel reparto di neurochirurgia. Da allora, dopo un iniziale ottimismo dimostrato dai medici, Vendrasco non si risveglierà più dal coma. Ridotto in stato vegetativo, tanto da costringere il tribunale a nominare l’avvocato Paolo Salandin come suo tutore, il 64enne, poco prima di Natale, era stato trasferito nella casa di riposo Umberto I di Montebelluna. Nella notte di lunedì s’è arreso alle gravi lesioni cerebrali ed è morto.
Le indagini
I carabinieri della compagnia di Montebelluna che hanno svolto le indagini sul giallo dell’estate scorsa non potranno dunque sentire la versione dei fatti di Vendrasco. Lo avevano formalmente indagato per sequestro di persona nei confronti del giovane bellunese. Quest’ultimo a sua volta era stato accusato del tentato omicidio del 64enne ma ora l’imputazione cambierà in omicidio. Lui si che aveva avuto l’opportunità, qualche giorno dopo, affiancato dal suo legale, l’avvocato Andrea Gobbo, di fornire la sua versione. Il giovane davanti ai carabinieri aveva rincarato la dose nei confronti di Vendrasco: «Aveva pianificato tutto, sapendo che sarei andato a salutarlo la sera di mercoledì 8 luglio», raccontò all’Arma. «Aveva già preparato le bottiglie piene di benzina nell’armadio, pronte per cospargerle sul mio corpo e minacciarmi di bruciarmi vivo se avessi rifiutato le sue avances. L’aggressione con la colonnina di marmo? Non avevo altra sc
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